Introduzione
Per creare un portafoglio di investimento, la prima cosa da fare è capire che tipo di partita si vuole giocare, in difesa o in attacco? Conservativi o dinamici? Usando il vocabolario finanziario, è necessario definire il proprio profilo di rischio. Ne abbiamo parlato nell’articolo: L’asset allocation: come trovare la giusta percentuale di azionario.
In questo articolo offriamo alcuni consigli su come costruire il portafoglio di investimento che ottimizza il rendimento corretto per il rischio. Se non si sa come orientarsi nel binomio rischio-rendimento si legga prima l’articolo citato sopra.
Identificare il proprio obiettivo
Investire non significa inseguire alti rendimenti in breve tempo; investire è la strada principale e unica per difendere il proprio patrimonio dall’inflazione. Questo è il primo obiettivo che chi costruisce un portafoglio di investimento dovrebbe avere.
Troppe persone perdono di vista questo scopo e iniziano a rincorrere obiettivi aleatori come guadagni rapidi in poco tempo, i titoli caldi del momento, la criptovaluta che è rimasta indietro nella corsa o la materia prima della prossima rivoluzione energetica.
Se difendersi dall’inflazione è un must ma per nulla scontato, ognuno dovrà poi avere bene in mente che cosa, nello specifico, vuole ottenere dal proprio portafoglio.
Alcuni obiettivi di investimento possono essere così definiti:
- Generare una rendita aggiuntiva;
- Costruire una pensione integrativa;
- Avere una performance media del 5% all’anno (con l’obiettivo, per esempio, di raddoppiare il proprio patrimonio in 20 anni)
- Smettere di lavorare e vivere di rendita (come vorrebbe il movimento FIRE – Financial Independence Retire Early – di cui abbiamo parlato in questo articolo)
Per ottenere ognuno di questi risultati, quello che serve non è una sfera di cristallo ma: la consapevolezza nei propri mezzi, la trasparenza del sistema finanziario in cui si opera e la perseveranza quando le cose non vanno come vorremmo nel breve periodo. Come recita una famosa frase di Warren Buffett, i mercati finanziari servono a trasferire ricchezza dagli impazienti ai pazienti.
Usare gli strumenti giusti
Gli strumenti da utilizzare nella costruzione di un portafoglio di investimento dovranno avere un basso costo e una facile liquidabilità. La trasparenza di cui si parlava.
Per costruire un portafoglio diversificato, gli strumenti più efficienti sul piano dei costi sono gli ETF. Numerose analisi hanno mostrato come, su un orizzonte temporale dai 10 anni in su, circa il 90% degli ETF – strumenti che mirano a replicare un indice – sovraperformi i fondi attivi che mirano invece a battere quello stesso indice.[1]
La pretesa di saper individuare, a priori, i fondi attivi che riusciranno a rientrare nel 10% vincente e a farlo in modo sistematico e continuo nel tempo, è spesso illusoria e comporta l’assunzione di un rischio di errore elevatissimo.
La liquidabilità di uno strumento è molto importante. I fondi comuni e le Sicav richiedono in media cinque giorni lavorativi per essere liquidati in conto corrente. Gli ETF – per l’appunto, exchange traded funds, cioè fondi scambiati sull’exchange-piattaforma – funzionano come le azioni e le obbligazioni e possono essere acquistati e venduti direttamente sul mercato. Questo è fondamentale per una gestione efficiente e dinamica del portafoglio.
I mercati finanziari si muovono sempre più rapidamente.
[1] Ne parliamo in dettaglio nell’articolo “ETF: cosa sono e come funzionano”.
Costruire le fondamenta
La base del portafoglio, il così detto core, sarà un ETF che replica un indice mondiale preso nella sua globalità. Si tratta di strumenti a bassissimo costo, altissima liquidità e grande diversificazione (al loro interno ci sono più di 1000 singoli titoli nell’azionario e 10.000 nell’obbligazionario).
Questo è il modo migliore per essere esposti alla crescita, minimizzando le decisioni emotive, ed è anche l’approccio fiscalmente più efficiente. Per capire perché, consideriamo questo esempio di portafoglio di investimento composto da questi asset:
- 50% azionario
- 45% obbligazionario
- 4% materie prime
- 1% liquidità
Un portafoglio fiscalmente efficiente riserverà ad esempio il 30% di quel 50% azionario alla parte stabile (core) che consentirà alla capitalizzazione composta di lavorare nel modo migliore nel tempo minimizzando gli eventi fiscali e i costi di ribilanciamento inutili. Lo stesso discorso vale per l’obbligazionario.
Un buon esempio di un portafoglio di investimento costruito con una logica core-only è il famoso portafoglio all-weather di Ray Dalio.

Si noti che questo è un portafoglio per gli investitori basati negli Stati Uniti, come la maggior parte dei portafogli che troviamo sulla rete. Purtroppo non possiamo noi dall’Europa comprare gli ETF americani che non hanno il documento KID (quindi quasi tutti) richiesto dalla normativa PRIIPs. Inoltre, specialmente per la parte obbligazionaria, non è consigliabile avere esposizioni così alte al dollaro che non è la nostra valuta domestica.
Attaccare e difendere insieme
Come ogni forte squadra di calcio, così ogni portafoglio vincente deve avere un attacco e una difesa. Un mix di azionario e obbligazionario 50/50 oppure 60/40, può essere un buon punto di partenza che andrà poi aggiustato sulla base della propria età e propensione al rischio.
La parte liquida del portafoglio – che include il conto corrente e le obbligazioni con scadenza inferiore ai 12 mesi – non va vista solo come un parcheggio, ma può essere una soluzione tattica, per esempio in caso di un aumento dei tassi di interesse.
Ragionare in modo globale e non-conformista
Ci sono due frasi che molti avranno sentito ripetere spesso:
- “Investi solo nel mercato azionario americano che è sempre cresciuto più degli altri”
- “Compra il mercato azionario cinese, è la seconda economia al mondo; deve ripartire prima o poi”
Questi consigli presentano come ovvietà delle tesi che non sono affatto ovvie.
Gli equilibri geopolitici potrebbero variare e l’economia USA potrebbe benissimo perdere il proprio primato. La storia dei mercati finanziari è molto breve se inserita nel contesto della storia mondiale.
Quando riprenderà forza il mercato azionario cinese? Se succedesse quello che è successo con il Giappone? Ci sono voluti ben 34 anni perché il Nikkei 225, l’indice principale della borsa giapponese, ritornasse, dopo la bolla scoppiata nel settore immobiliare, ai livelli toccati nel 1989.
Sono tutte ipotesi, ma dare un peso eccessivo a un’area geografica o a un tema specifico potrebbe costare caro. Quando non si hanno le idee chiare si deve ritornare alla parte core del portafoglio eliminando le componenti tattiche.
Ribilanciare
È importante ribilanciare regolarmente il portafoglio d’investimento. Il mercato tenta l’investitore in continuazione: prendere continuamente profitto e tagliare invece le perdite quando è troppo tardi. Bisogna fare attenzione a non cadere in queste e in tutte le altre trappole comportamentali. Un buon punto di partenza è affidarsi alla disciplina del ribilanciamento.
Inserire qualche “scommessa” tattica
Una volta costruite le fondamenta, cioè il portafoglio core, se proprio si vuole testare le proprie capacità di speculazione ci si può mettere alla prova con una piccola parte, ad esempio il 5% del portafoglio.
Che sia l’intelligenza artificiale, la prossima “meme stock”, l’idrogeno o l’uranio, queste mosse tattiche stuzzicano l’appetito speculativo dell’investitore, senza mettere a rischio il capitale core. Nella maggior parte dei casi sottoperformeranno, quindi vanno trattate come un divertimento, non come parte della pianificazione finanziaria.
Restare nel gioco
Il rischio più grande nei mercati non è la volatilità, ma la psicologia umana. La paura e l’avidità (“fear and greed”) spingono a prendere le decisioni peggiori nei momenti peggiori. Ne abbiamo parlato a fondo in due contributi dal titolo Bias emotivi in finanza comportamentale e Che cos’è la finanza comportamentale?
Un modo semplice per gestire le emozioni è quello di darsi delle regole e seguirle o, se possibile, automatizzare il processo stesso, per esempio usando la strategia del Dollar Cost Averaging, detta anche PAC, di cui abbiamo parlato qui.
Un modo ancora più evoluto e assolutamente consigliato quando il capitale gestito diventa significativo è quello di “delegare” le proprie decisioni (ed emozioni) a un professionista dei mercati finanziari. Chiunque, anche chi conosce a fondo i mercati finanziari e ci lavora tutti i giorni, si affida spesso a un terzo che possa garantire uno sguardo più oggettivo e difenderlo, per così dire, dalla propria paura o avidità.
Conclusione
La creazione di un portafoglio d’investimento ha poco a che fare con l’essere dei geni dello stock-picking; è molto più simile al lavoro di un architetto disciplinato che costruisce un’opera – fuor di metafora, un portafoglio performante – in linea con la psicologia, gli scopi e il gusto del proprio cliente.