Gli aderenti al movimento F.I.R.E., acronimo di Financial Independence, Retire Early (Indipendenza Finanziaria, Pensione Anticipata), hanno come obiettivo quello di smettere di lavorare il prima possibile e di vivere per il resto della loro vita mantenendo uno stile di vita dignitoso.
Di F.I.R.E. si parla da anni nei forum di Reddit e nei blog di finanza personale americani ma l’argomento è diventato popolare a partire dal 1992 con la pubblicazione del libro Your Money or Your Life di Vicki Robin e Joe Dominguez.
Coloro che aderiscono a questo movimento lavorano sodo e adottano una politica aggressiva di risparmio, risparmiando il 50% del proprio reddito o in alcuni casi addirittura il 70%, con l’obiettivo di ritirarsi dalla vita lavorativa il prima possibile appunto.
Nonostante le radici del movimento F.I.R.E. nascano quindi negli anni 90’, ci sono voluti decenni per rendere celebre tale filosofia in tutto il mondo.
I diversi tipi di F.I.R.E.
Non tutti gli aderenti al movimento F.I.R.E. hanno lo stesso approccio al pensionamento anticipato.Per questo motivo, esistono diversi tipi di F.I.R.E.:
- Fat F.I.R.E.: si riferisce a un tipo di pensionamento anticipato che permette facilmente di vivere senza un lavoro perché il portfolio di investimenti copre più che ampiamente le spese di vita. L’obiettivo è quello di arrivare ad avere un portafoglio investimenti ampio a tal punto da generare rendite che permettano uno stile di vita lussuoso.
- Lean F.I.R.E.: è per coloro che vogliono affrontare l’indipendenza finanziaria da un punto di vista frugale, scegliendo stili di vita minimalisti/semplici per raggiungere l’obiettivo. Le persone che scelgono la modalità Lean F.I.R.E. spesso devono integrare la loro pensione con fonti di reddito supplementari, tipo lavori saltuari e/o stagionali.
- Coast F.I.R.E.: Con la strategia Coast F.I.R.E., si riducono al minimo le spese e si investe il più possibile con l’obiettivo di raggiungere un importo target di patrimonio che consenta di ritirarsi dalla vita lavorativa. La parola “coast” indica che si continuerà a lavorare anche dopo aver raggiunto l’importo di risparmio target “fiancheggiando” così la strategia principale.
Safe Withdrawal Rate (S.W.R.) o tasso di prelievo sicuro
Che cosa hanno in comune tutte le strategie di tipo F.I.R.E.?
Quando una persona decide di smettere di lavorare prima del tempo la maggior preoccupazione è: e se finisco il denaro?
Il Safe Withdrawal Rate (S.W.R.), o tasso di prelievo sicuro, è la percentuale di patrimonio che è possibile prelevare ogni anno (aggiustando annualmente tale tasso per l’inflazione) dal proprio portafoglio di investimenti senza correre il rischio di esaurire i fondi prima della fine della propria vita.
Il S.W.R. viene definito come “un importo abbastanza grande per vivere dignitosamente, ma abbastanza piccolo da poter presumere che il portafoglio continuerà a crescere, sulla base dei rendimenti storici del mercato azionario americano.” Attenzione alla premessa, “sulla base dei rendimenti storici del mercato azionario americano”, si tratta di un punto chiave di cui parleremo tra poco.
Per calcolare il Safe Withdrawal Rate possiamo partire dall’importo minimo da prelevare una volta che avremo smesso di lavorare per coprire le spese di prima necessità, come l’affitto, l’elettricità e i beni alimentari.
Esistono diversi modi per poter calcolare il S.W.R. Un buon punto di partenza è illustrato nella formula qui riportata (da Investopedia)
- SWR= importo del prelievo annuale ÷ importo totale risparmiato
Supponendo che si abbia un portafoglio di investimenti pari a 900.000 € e si stimi che le spese annue “essenziali” ammontino a circa 50.000
- SWR= 50.000 ÷ 900.000 = 5.5%
Calcolare un S.W.R. preciso per poter raggiungere il F.I.R.E. è complesso e dipende da diversi fattori, come ad esempio l’orizzonte temporale (tra quanti anni si prevede di andare in pensione e per quanti anni si pensa di rimanere in pensione senza lavorare) o ad esempio l’allocazione del proprio portafoglio (propensione al rischio, diversificazione del portfolio in diverse asset class).
Il concetto di S.W.R. risale ad una ricerca condotta all’inizio degli anni ’90 da William Bengen, consulente fee-only americano iscritto al NAPFA e inventore della cosiddetta “4% rule”.
Bengen si accorse che i pensionati americani avrebbero potuto prelevare annualmente il 4% dal proprio portafoglio senza rischiare di finire il denaro prima di giungere il termine vita SE il portafoglio ha una percentuale di almeno il 50% in azioni americane (S&P 500) e il restante in obbligazioni americane. Posso quindi fare questo prelievo del 4% all’anno per almeno 30 anni prima di rimanere a corto di fondi. Ma tale 4% deve essere “aggiustato” annualmente per il tasso di inflazione.
Facciamo un esempio.
Se una persona avesse avuto un portafoglio di investimenti di 1 milione di dollari, avrebbe potuto prelevare 40.000 dollari il primo anno, 42.500 dollari il secondo anno e così via per almeno 30 anni prima di esaurire il proprio denaro.
La scoperta di Bengen è stata ulteriormente verificata e validata con la pubblicazione del Trinity Study nel 1998. Questo paper accademico, redatto da tre professori di finanza della Trinity University, ha analizzato i rendimenti storici del mercato azionario e obbligazionario dal 1926 al 1995 per verificare la fattibilità dei vari tassi di prelievo.
Lo studio ha simulato diversi tassi di prelievo in un orizzonte temporale di 30 anni, giungendo ai risultati riportati in tabella 1.
Nella prima riga in alto sono indicati i tassi di prelievo. Nella prima colonna è indicato il tipo di portafoglio (% di azionario, se l’azionario è 0% il portafoglio è dato da 100% obbligazioni americane come dicevamo). Si può osservare quindi il tasso di successo su 30 anni: se il numero è pari a 100 il denaro non è mai finito prima dei 30 anni in nessuno dei casi basati sulle storia passata; se il numero è pari a 0 la strategia è fallita in tutti i periodi storici in cui è stata testata.
Dai risultati in tabella emerge che:
- C’è una forte relazione tra il tasso di prelievo e il grado di successo della strategia.
- Tassi di prelievo superiori al 4% possono essere sostenuti solo se la percentuale di azionario in portafoglio è molto alta.
- Tassi di prelievo superiori al 5%/6% mettono a serio rischio la strategia anche con percentuali di azionario elevate.
Ricordiamo tuttavia che i dati presentati sono estrapolati sulla base dell’andamento storico delle azioni e obbligazioni americane. Ci vuole molta cautela nell’estrapolare un periodo storico e un’area geografica così specifici e trarne delle conclusioni ad ampio spettro.
Abbiamo visto i risultati del Trinity Study in cui la serie storica si ferma al 1995. Nick Maggiulli, consulente finanziario indipendente americano per una delle società di Consulenza Finanziaria Indipendenti più importanti degli Stati Uniti, ha esteso il periodo di analisi storica fino al 2022.
I risultati sono simili ma non uguali e sono riportati nella tabella 2 che segue.
Quali le differenze?
Vediamole in queste tabella 3 che confronta le due ipotesi focalizzandosi sui dati omogenei e immediatamente confrontabili.
Vediamo che i risultati sono davvero simili ma nel caso dell’analisi Maggiulli, 1926 fino al 2022, emerge che ci si può permettere dei tassi di prelievo leggermente più alti. Come mai?
Estendendo il periodo fino al 2022 sono stati aggiunti alla serie storica 27 anni circa di performance molto positive per il mercato americano, nel periodo 1995-2022 la performance annuale media dell’indice S&P 500 è stata infatti del 7,2%. Questo periodo positivo, ma in realtà in linea con ciò che rende mediamente l’azionario nel lungo periodo, ha mitigato il periodo molto negativo post grande depressione quello cioè dal 1929 al 1954. Ricordiamo infatti che l’S&P 500 è ritornato ai livelli del 1929 dopo una lunga crisi solo nel 1954.
Il tasso di prelievo che ci si può permettere dipende dunque dalle performance dell’azionario e dalla percentuale di azionario che si detiene.
Ma man mano che si scende nella tabelle, all’aumentare del S.W.R. o tasso di prelievo, i risultati peggiorano sempre di più, in quanto diminuiscono le probabilità di successo del F.I.R.E..
Dai risultati presentati sopra, è possibile affermare che il 4% ipotizzato e testato da William Bengen è ancora il tasso di prelievo sicuro quando le performance sono simili a quelle del mercato azionario americano.
Tuttavia, all’aumentare del tasso di prelievo: superiore al 6%; è necessario avere una allocazione del portafoglio più “aggressiva”, preferendo una percentuale più alta in azionario: superiore all’ 80%.
Perché?
Perché le azioni statunitensi hanno avuto molti periodi di crescita elevata e qualche raro periodo di crescita bassa/negativa, e sono la migliore opzione per la proteggere il portafoglio dall’inflazione e farlo crescere.
Basti vedere nella tabella 2 presentata precedentemente i numeri cerchiati in arancio: con un portafoglio azionario statunitense al 100%, le possibilità di sopravvivenza con un tasso di prelievo dell’8% sarebbero state superiori al 50%, rispetto al solo 22% di un portafoglio 60% azioni 40% obbligazioni.
Nel complesso, ciò suggerisce che, più si deve prelevare, più è necessario assumere rischio per far fronte a questa maggiore esigenza.
Analizziamo ora un’ulteriore simulazione in cui, invece di utilizzare l’S&P 500 che è composto da large-cap statunitensi, viene utilizzato come benchmark l’indice MSCI World dal 1970 ad oggi per rappresentare l’esposizione azionaria del portfolio e un titolo di stato statunitense a 3 anni per rappresentare l’esposizione obbligazionaria.
Con il set di dati disponibili, sono stati creati 21 periodi “rolling” di 30 anni.
I risultati con un S.W.R. pari al 4% sono i seguenti:
- Con il portfolio 60/40, tasso di successo pari al 100%
- Con il portfolio 100% azioni, tasso di successo pari al 95%
- Con il portfolio 100% obbligazioni, tasso di successo pari al 86%
Ovviamente anche in questo caso bisogna avere l’accortezza di ricordare che il periodo storico analizzato è stato fortemente positivo sia per l’azionario che per l’obbligazionario; e che analisi di tipo “rolling” hanno l’effetto di sovrapporre la maggior parte della serie storica tra un periodo e l’altro.
Rischi e critiche al tasso di prelievo sicuro
Quali sono gli aspetti che vengono maggiormente criticati quando si parla di F.I.R.E. ?
- Rischio di longevità: la quasi totalità delle simulazioni per il F.I.R.E. presenti online considerano un orizzonte temporale di 30 anni. Tuttavia, aumentando il numero di anni, la probabilità di successo calcolata per il S.W.R. al 4% diminuisce notevolmente. Se ci si ritira dal mondo del lavoro a 50 anni o prima, secondo i dati e le proiezioni attuali sulla durata media della vita nei paesi sviluppati, la probabilità di vivere per più di 30 anni è molto alta e quindi ci si ritroverà senza denaro prima del fine vita.
- Dati storici degli Stati Uniti: La maggior parte della letteratura scientifica si basa su dati storici dei mercati americani. Dato che la performance delle azioni statunitensi, in particolare del S&P 500, è stata per lungo tempo un’anomalia (rispetto alla maggior parte degli altri mercati), affidarsi ai suoi rendimenti, superiori alla media, potrebbe non essere la scelta più saggia. Va inoltre ricordato come “i rendimenti passati non sono garanzia di risultati futuri”. Affidarsi ai risultati storici per prevedere quelli futuri può rendere eccessivamente ottimisti sulle probabilità di successo. Inoltre, da una stima recente di Vanguard, emerge che le azioni globali sovraperformeranno le azioni americane circa del 3% nei prossimi 10 anni, a dimostrazione di come investire in un portfolio maggiormente diversificato potrebbe portare a risultati più soddisfacenti per il raggiungimento del F.I.R.E.
- Costi associati all’ investimento: Bengen, nel suo paper “Determining withdrawal rates using historical data”, ipotizza che i rendimenti degli investitori siano gli stessi di quelli degli indici di mercato storici per azioni e obbligazioni. Quello che Bengen non ha considerato però sono i costi associati all’investimento, come ad esempio i costi di transazione, i costi di gestione annua degli strumenti e la tassazione. Tutti fattori che diminuisco la probabilità di successo. Ma c’è una buona notizia; oggi strumenti come gli ETF permettono di investire a costi molto più bassi rispetto al classico fondo comune di investimento. Come emerge da un articolo di Adnkronos, il costo medio annuo nell’Unione Europea per gli ETF azionari si aggira attorno allo 0,3%; al contrario, i fondi comuni azionari hanno dei costi in media pari al 2,5%. Vanguard ha effettuato una simulazione in cui emerge come le commissioni influenzino drasticamente la probabilità di successo in tutti gli schemi pensionici (F.I.R.E. o tradizionali), dimostrando come commissioni dello 0,2% annuo portino ad una percentuale di successo di 3 volte superiore rispetto all’1% di commissioni annue.
- Metodo di prelievo: La regola del 4% è abbastanza statica. Consiste, come detto, in un piano di prelievo del 4% del portafoglio al lordo delle imposte nel primo anno per continuare poi a prelevare lo stesso importo, adeguato all’inflazione, anno dopo anno. Tale metodo è conosciuto anche in letteratura come constant withdrawal rule. Essendo tuttavia un parametro così importante esistono diversi “metodi”. Ne citiamo alcuni:
- Dynamic withdrawal rule di Rob Brown
- Flexible Spending Strategy
- Live Off the Interest
- Bogleheads’ Variable Percentage Withdrawal Strategy
- Yale Spending Rule
Conclusioni
Calcolare la cifra necessaria per essere indipendenti finanziariamente una volta che si è smesso di lavorare è un esercizio molto complicato, e soggetto ad una molteplicità di variabili.
In Italia, ad esempio, per calcolare il tasso di prelievo sicuro bisogna considerare anche l’imposta sul capital gain, pari al 26%. La stessa tassazione viene applicata anche ai dividendi che vengono staccati dalle azioni. Un’eccezione si applica alla tassazione dei titoli di stato, dei BOT, dei BTP, dei CCT e dei CTZ ai quali si applica una tassazione agevolata, pari al 12,5%.
Quando il numero di variabili cresce e i periodi di tempo sono molto lunghi tutti i modelli, nessuno escluso, hanno un’affidabilità molto limitata. In un periodo di tempo superiore ai 30 anni il sistema economico stesso potrebbe cambiare faccia.
Cautela quindi e utilizzare le simulazioni storiche per quello che valgono: senza presumere che il futuro sarà una ripetizione del passato.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Andrea Balsamello dell’università LIUC.