Ecco una breve guida per capire come investire il proprio patrimonio ovvero un vademecum alla comprensione della giusta asset allocation. Come determinare la corretta percentuale di azionario?

Prima di iniziare una premessa.

Se si ha larga parte del proprio patrimonio ferma in conto corrente e si sta decidendo di investire si consideri che:

  • La teoria finanziaria ci dimostra che storicamente gli investimenti lump-sum (tutto in una volta, denominato anche PIC ossia piano di investimento) funzionato meglio.
  • Ma ci sono delle solide ragioni psicologiche per preferire il dollar-cost-averaging ossia ponderare l’entrata nei mercati finanziari (investire lentamente, denominato anche piano di accumulo, PAC).

Si scelga ciò che si preferisce la cosa importante è investire.

Una volta che abbiamo deciso di investire dobbiamo decidere che strumenti utilizzare, un argomento che abbiamo sviluppato in questo blog post. Una volta scelti gli strumenti dobbiamo decidere quali acquistare, azionari? Obbligazionari? Quale mix tra i due?

Uno dei maggiori problemi che riscontriamo nei portafogli dei clienti è che sono aggressivi quando dovrebbero essere conservativi e sono conservativi quando dovrebbero essere aggressivi.

La differenza è nel raggiungimento dei propri obiettivi finanziari. Questa breve guida si pone l’obiettivo di spiegare quando essere aggressivi e quando conservativi ovvero come effettuare l’allocazione tra i vari asset disponibili, l’asset allocation appunto.

L’asset allocation è il modo in cui allochiamo il patrimonio tra:

  • Liquidità,
  • Obbligazioni,
  • Azioni,
  • Investimenti alternativi.

La percentuale nei vari asset sopra indicati determina il rapporto rendimento e rischio del portafoglio. Un portafoglio 70% azioni e 30% obbligazioni avrà un rendimento-rischio molto più alto di un portafoglio 30% azioni e 70% obbligazioni; sarà in poche parole più aggressivo. Ma come capire qual è il portafoglio giusto per noi? Come capire qual è l’asset allocation corretta?

Per iniziare, dobbiamo superare tre test (basati sul lavoro teorico eseguito da Larry Swedroe [1]).

I tre test per determinare la giusta asset allocation.

Ci sono tre test che dovremmo superare per determinare l’asset allocation ottimale:

  1. Capacità di assumere rischi. Abilità.
  2. Disponibilità a correre rischi. Volontà.
  3. Necessità di correre rischi. Necessità.

Test n. 1 Capacità di assumere rischi

Quattro fattori determinano la capacità di un investitore ad assumere rischi:

a) Orizzonte di investimento: quando avrò bisogno del denaro?

b) Stabilità del reddito da lavoro: quanto è stabile il mio lavoro?

c) Necessità di liquidità: avrò bisogno di liquidità a breve?

d) Il piano B: cosa farò se i rendimenti del portafoglio saranno scarsi?

L’investitore più aggressivo potrebbe darsi le seguenti risposte:

a) Orizzonte: Non ho bisogno del denaro per più di 30 anni.

b) Stabilità: Sono dirigente in una multinazionale che cresce velocemente.

c) Liquidità: Ho un “fondo di emergenza” per gestire le esigenze a 6 mesi.

d) Piano B: Sono disposto a ritardare la data di pensionamento.

L’investitore più conservativo può assomigliare a questo:

a) Orizzonte: Voglio andare in pensione tra 5 anni.

b) Stabilità: Sono un imprenditore nella ristorazione (settore molto ciclico).

c) Liquidità: Necessito di accesso al denaro in tempi rapidi.

d) Piano B: Non sono disposto a ritardare la pensione.

Test n. 2 Disponibilità a correre rischi.

Mentre i test n. 1 e n. 3 si concentrano sui numeri, il test n. 2 si concentra sulle emozioni.

Questo test misura la probabilità che si mantenga invariato il piano d’investimento in un mercato sfavorevole. Chiedilo a te stesso: posso dormire la notte con il mio rischio attuale di portafoglio? O con quello che vorrei potenzialmente avere?

Un esempio: un portafoglio aggressivo quindi con 70% azioni e 30% obbligazioni ha avuto un rendimento pari al -18% nel 2022. Se fosse accaduto a me sarebbe cambiato qualcosa nel mio modo di pensare alla gestione del portafoglio? Se la risposta è sì allora il portafoglio non è adatto a me.

Il mercato azionario globale e quello obbligazionario globale durante il periodo del Covid.

Test n. 3 Necessità di correre rischi

Cerchiamo e troviamo il rendimento di cui abbiamo bisogno per raggiungere i nostri obiettivi finanziari. Se ad esempio sono  in pensione ho un patrimonio pari a 1 milione e voglio spendere 50.000 euro all’anno senza intaccare il capitale: dovrò avere un rendimento pari al 5%.

Più alto è il rendimento obiettivo, più “aggressivi” dobbiamo essere (o estendere l’orizzonte temporale). Un portafoglio 70% azioni e 30% obbligazioni nel lunghissimo periodo ha un rendimento medio pari a circa il 6% [2] l’anno.

Una volta raggiunti i nostri obiettivi finanziari, la necessità di correre rischi diminuisce. A questo punto possiamo passare alla modalità di conservazione della ricchezza.

Ma il lavoro di costruzione del portafoglio riguardante l’asset allocation non si esaurisce nella scelta delle percentuali di azionario, obbligazionario e liquidità. Il grado di aggressività della strategia e quindi l’asset allocation ha anche altri livelli di applicazione.

Altre applicazioni del concetto di Asset Allocation

Utilizzeremo i nostri tre test:

  1. Capacità di assumere rischi.
  2. Disponibilità a correre rischi.
  3. Necessità di correre rischi.

per aiutarci a determinare la nostra allocazione in:

  1. Azioni, obbligazioni, liquidità e asset alternativi (la parte esplorata finora)
  2. Allocazione globale o singole aree geografiche
  3. Aziende grandi o piccole (large cap o small cap)
  4. Valore o crescita (value o growth)

Tutte queste componenti vanno considerate in maniera dinamica e continuamente monitorate nella gestione del portafoglio. Se si è indecisi sul da farsi la soluzione migliore è sempre quella di basare le diverse aree, azioni e obbligazioni, sulle capitalizzazioni di mercato.

Vediamo brevemente come decidere sulle diverse aree.

  1. Azioni, obbligazioni, liquidità e asset alternativi

L’obiettivo delle azioni è far crescere il portafoglio. L’obiettivo delle obbligazioni è ridurre la volatilità e proteggerci dal rischio. Possiamo aumentare l’azionario se le risposte ai tre test assomigliano a queste:

1) Abilità, capacità di assumere rischi.

– Un orizzonte temporale lungo

– Un lavoro stabile

– Basso bisogno di liquidità

– Flessibilità nel cambiamento del piano

2) Volontà, disponibilità a correre rischi. Elevata tolleranza al rischio e capacità di non farsi influenzare (dormire la notte) in presenza di forti fluttuazioni del portafoglio.

3) Necessità, necessità di rendimenti più elevati per raggiungere i propri obiettivi.

Ricordiamo che quasi tutto il rischio del mercato azionario viene vissuto nel breve termine.

  • Allocazione globale o singole aree geografiche

I mercati si dividono in:

– Mercati sviluppati (U.S., Europa, Giappone, Regno Unito, Canada, Australia, ecc.)

– Mercati emergenti (Russia, Medio Oriente, America Latina, ecc.)

Se vogliamo avere esposizione all’economia globale, dobbiamo considerare come base di partenza i pesi che i vari paesi hanno nell’economia globale.

Ad esempio, gli Stati Uniti pesano circa il 65% in termini di capitalizzazione di mercato per cui il peso degli Stati Uniti dovrebbe essere questo nel mio portafoglio a meno che io non abbia delle convinzioni molto forti in un senso o nell’altro e voglia quindi cambiare il peso. Se non ho idea di come pesare le varie aree il peso delle singole aree del portafoglio deve rispettare le capitalizzazioni di mercato: proprio per questo ci sono strumenti ad esposizione globale come gli ETF azionari globali.

  • Aziende grandi o piccole (large cap o small cap)

Le grandi aziende (Amazon, Facebook, Nestlé) costituiscono la maggior parte del mercato azionario. Ma il mercato azionario complessivo comprende anche società a media capitalizzazione, mid cap, (Carvana, DocuSign) e società a piccola capitalizzazione, small cap.

Un’allocazione del 100% all’S&P 500 esclude i mercati internazionali, le mid cap e le small cap. Un’allocazione azionaria al FTSE Mib o al solo mercato Italiano esclude il 99% del mercato azionario globale: è una scommessa molto forte e molto concentrata che non ha nessun senso in un portafoglio per il lungo periodo.

  • Valore o crescita (value o growth)

Le società definite crescita, growth, sono considerate ancora in “modalità crescita” e si concentrano su: espansione, innovazione e reinvestire nuovamente nella società (rispetto al pagamento dei dividendi)

Le aziende tecnologiche o innovatrici come Amazon, Tesla e Facebook rientrano tipicamente in questa categoria.

Le società definite valore, value, sono aziende affermate in settori maturi. La maggior parte di esse ha forti flussi di cassa e paga dividendi. Sono spesso classificate come titoli sottovalutati ossia hanno un prezzo corretto per gli utili molto inferiori a quello delle aziende growth. Si pensi a Procter & Gamble, Coca-Cola, AT&T. Alcune aziende rientrano in entrambe le categorie (crescita e valore).

Infine, nella gestione del patrimonio personale le obbligazioni dovrebbero ridurre la volatilità del tuo portafoglio. Tuttavia, alcuni inseguono il rendimento anche in questa categoria; nulla di sbagliato ma sapendo che si tratta di un mercato molto specializzato dove un solo default può distruggere completamente la performance del portafoglio e far fallire il piano finanziario. Sono necessari molto titoli per avere una corretta diversificazione.

Dal nostro punto di vista per la componente obbligazionario è preferibile avere un focus sulla stabilità: obbligazioni di elevata qualità creditizia in linea con il proprio orizzonte temporale di investimento. Lasciamo il rischio alla componente azionaria del portafoglio.

Conclusioni

Gestire in modo corretto la composizione del portafoglio in tutti i suoi molteplici aspetti è un affare molto serio che fa la differenza tra il raggiungimento e il fallimento dei propri obiettivi finanziari. Abbiamo anche scritto un altro articolo in cui sviluppiamo il tema dell’asset allocation da un altro punto di vista.

Come sempre le raccomandazioni che diamo sono:

  • Evitare il fai-da-te;
  • Evitare i consigli di chi è in conflitto di interessi (dipendenti di una banca o di un intermediario finanziario);
  • Investire il proprio patrimonio.

Questa breve guida non vuole essere esaustiva sull’argomento ma semplicemente dare una panoramica sul tema in preparazione o a seguito di un incontro con un consulente finanziario indipendente come siamo noi di RV Capital Partners. Se hai bisogno di aiuto nella gestione del tuo patrimonio: contattaci.


[1] The incredible shrinking alpha; Larry E. Swedroe.

[2] Fonte: Global Financial Data.

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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