Gli ETF sono strumenti di investimento molto pratici e poco costosi. Un investimento in ETF rappresenta il modo più efficace ed efficiente per avere esposizione ai mercati finanziari. 

Si tratta di Fondi che investono il denaro raccolto da investitori e risparmiatori in una moltitudine di titoli azionari (ad es. Ferrari, Fiat, Eni), obbligazioni (di stato o di aziende private) o in altri strumenti (come l’oro o le materie prime) a seconda della tipologia di ETF scelto. 

Investire in ETF è molto più semplice di quanto si possa pensare, l’importante è decidere come scegliere un ETF e quali ETF scegliere.

Nel corso di questo articolo spiegheremo cosa sono e come funzionano gli ETF e come scegliere i migliori per poter costruire il proprio portafoglio in autonomia e senza dover pagare costi occulti alla banca o ad altri intermediari finanziari.  

Cosa sono gli ETF

Un ETF è un fondo d’investimento a gestione passiva negoziabile in borsa come se fosse un’azione. L’acronimo ETF significa appunto Exchange Traded Fund ossia fondo negoziabile in borsa. 

Quali sono le differenze tra ETF e fondi comuni?

  • La prima differenza è appunto che gli ETF sono acquistabili direttamente in borsa, mentre i fondi comuni devono essere venduti da un intermediario con conseguenti spese aggiuntive per remunerare la rete commerciale che ne promuove la vendita.

Probabilmente ti starai chiedendo come mai la tua banca non ti ha mai proposto l’acquisto di un ETF.

Perché gli ETF, essendo direttamente acquistabili sulle borse, non offrono nessuna remunerazione all’intermediario. Per comprare un ETF basta un conto home banking e possiamo farlo da soli o, se non si ha un home banking, basta avere un conto titoli presso la propria banca e chiedere di acquistarli.

  • Un’altra differenza è che gli ETF sono a gestione passiva mentre i fondi comuni sono quasi sempre a gestione attiva.

Per comprendere questa differenza bisogna sapere che tutti i fondi hanno un indice di riferimento. L’indice di riferimento del fondo, il cosiddetto benchmark, serve a classificare il fondo, capire in che mercato di riferimento investe e a misurare la performance contro quel mercato. 

Non ha senso, infatti, confrontare un fondo azionario statunitense con un obbligazionario paesi emergenti. E per capire se un gestore azionario statunitense sia veramente capace bisogna confrontarlo con l’indice corretto che può essere ad esempio l’S&P 500 e non il Dow Jones. 

Gestione passiva significa che il fondo non cerca di battere un particolare indice, come ad esempio l’S&P500 o il FTSE Mib, ma semplicemente di replicarlo nella maniera più semplice ed efficiente possibile

Ricordiamolo, gli indici come quelli citati non sono “investibili”, non è possibile investirci direttamente. La soluzione migliore per farlo è quella di acquistare un ETF.  

I fondi comuni, quelli tradizionalmente proposti dalle banche, vengono promossi come attivi in contrapposizione appunto alla modalità passiva degli ETF. Attivo significa in questo caso che l’obiettivo è quello di battere l’indice di riferimento. 

Ma non bisogna farsi ingannare dagli aggettivi. Attivo non significa migliore di passivo. 

Una molteplicità di studi dimostra quanto sia difficile per i gestori attivi battere il proprio indice di riferimento finendo quasi sempre per sotto-performare e di quanto invece sia migliore per un investitore nel lungo periodo comprare fondi passivi a basso costo come gli ETF. 

Non perché non esistano gestori bravi, ma perché i fondi vengono talmente aggravati di commissioni che tutto l’extra rendimento creato dal gestore viene assorbito dai costi eccessivi che vanno a finire nelle tasche dell’intermediario e non in quelle del cliente. 

È un tema a me molto caro essendo stato io stesso un gestore di fondi per 16 anni in Lussemburgo e a Vienna. Ho abbandonato la carriera di gestore intraprendendo quella di consulente indipendente proprio perché volevo che il valore da me creato andasse al cliente finale.  

Abbiamo parlato di una molteplicità di studi, uno dei più autorevoli, e indipendente, di questi studi è quello promosso dal CFA Institute1, di cui faccio parte dal 2008.

Pubblicato sul Financial Analysts Journal di Giugno 2019 dal titolo (tradotto): “I fondi passivi sono realmente degli investimenti migliori? La prospettiva degli investitori”2. Questo paper dal contenuto accademico dimostra che “gli ETF battono i fondi attivi il 78% delle volte e la loro performance è superiore in media di un 1.4% all’anno”. 

Questo se si confrontano ETF e fondi comuni sulla sola base delle commissioni di gestione annue che vengono detratte direttamente dal valore quota del fondo, pari in media all’1.8%-2% per i fondi comuni e pari invece allo 0.3%-0.4% per gli ETF.

Il problema però è che i fondi comuni hanno anche tutta un’altra serie di costi quali commissioni di entrata, commissioni di performance e commissioni di uscita che ne impediscono il rendimento. 

Considerando quindi anche questi costi a carico del cliente “gli ETF hanno rendimenti superiori più del 90% delle volte” e contribuiscono inoltre a diminuire la volatilità generale del portafoglio in cui vengono inseriti avendo una “minor volatilità rispetto ai fondi comuni a parità di altre condizioni”.

Gli ETF, inoltre, sempre secondo lo studio pubblicato dal CFA Institute, sono sempre più utilizzati per la loro flessibilità, investibilità e liquidità. E sono adatti quindi a tutti gli investitori e, in particolar modo, a quelli con minor capitale a disposizione quali gli investitori al dettaglio. 

L’ammontare minimo necessario ad investire in un ETF è pari al prezzo di una singola quota. Se il prezzo di quotazione di un ETF è di 40 euro l’ammontare minimo sarà appunto pari a 40 euro. 

Esistono poi singoli ETF in grado di replicare l’intero mercato globale azionario o obbligazionario. 

Anche chi ha disposizione patrimoni veramente ridotti può quindi costruire un portafoglio performante ed efficiente senza doversi preoccupare dell’influenza dei costi e comprando solo un numero limitato di ETF. 

1 – Chartered Financial Analyst Institute

2 – “Are Passive Funds Really Superior Investments? An Investor Perspective” – Financial Analysts Journal, 18 Jun 2019

Come funzionano gli ETF

I vantaggi degli ETF possono quindi essere riassunti in:

  • Diversificazione e efficacia. Possibilità di comprare interi mercati (ad es. l’azionario globale o l’obbligazionario governativo), aree geografiche (ad es. i mercati emergenti) acquistando un solo prodotto.
  • Costi molto bassi e quindi estrema efficienza.
  • Accessibilità, basta un home banking o un conto titoli presso la propria banca.
  • Liquidità, a condizione di rispettare alcuni parametri nella loro selezione che vedremo a breve, gli ETF possono essere acquistati o liquidati molto velocemente senza dover incorrere in costi o commissioni. 
  • Trasparenza. Tutti i maggiori gestori di ETF offrono fotografie giornaliere dei propri fondi. 
  • Sicurezza. Il patrimonio del fondo è separato da quello del gestore dell’ETF e quindi in caso di fallimento di quest’ultimo gli investitori sono al sicuro. 
  • Targhettizzazione. Data l’incredibile offerta in ETF oggi disponibile un gestore capace sarà in grado di perfezionare un’allocazione di portafoglio utilizzando solo gli strumenti necessari, diversificando e senza sovrapposizioni (ad esempio possiamo esporci verso lo small cap Europa e  il large cap U.S.). Va notato che questa opportunità era riservata solo agli investitori istituzionali solo fino a qualche anno fa, quando l’offerta di ETF non era vasta come oggi. 

Gli svantaggi degli ETF sono davvero pochi. 

Alcuni ETF non hanno le caratteristiche desiderabili (le elencheremo a breve) ad esempio in termini di dimensioni e liquidità. 

Inoltre, come tutti gli strumenti estremamente efficienti e flessibili bisogna essere in grado di scegliere quelli più adatti alle esigenze specifiche di ciascuno. 

Solo un consulente finanziario indipendente, in assenza di conflitti di interesse e con una profonda conoscenza del mercato finanziario sarà in grado di orientare il cliente nel suo esclusivo interesse navigando in un’offerta ad oggi davvero vasta.  

Il discorso dei costi però merita un approfondimento per comprenderne fino in fondo la portata. Ne abbiamo parlato anche nella nostra guida “7 errori da evitare nel proprio portafoglio di investimento”.  

Supponiamo che ci siano due amici, Fabio e Giovanni che investono nello stesso strumento in modalità piano di accumulo, PAC, ossia versando 20.000 euro all’anno ogni anno per 10 anni. Supponiamo che investano nello stesso identico indice ma che Fabio scelga il prodotto più efficiente con un costo annuo totale pari all’1% mentre Giovanni scelga il fondo attivo della propria banca che costa il 3.5%. Entrambi i prodotti rendono prima delle commissioni l’8% all’anno. 

Riassumendo: periodo 10 anni, investimento 20.000 euro all’anno, rendimento indice 8% prima dei costi. 

Costi totali: Fabio 1% contro Giovanni 3.5%.

Hanno entrambi investito 200.000 euro ma alla fine dei dieci anni Fabio avrà accumulato 95.000 euro di utili contro Giovanni che ne avrà accumulati 56.000.

Una sola differenza di costo del 2.5% all’anno porta ad una differenza finale in termini di utili pari a quasi 40.000. 

Diminuire i costi dal 3,5% all’1% significa raddoppiare quasi l’utile nel corso di 10 anni.

Tutti i dettagli dei calcoli sono presenti nella guida così come la spiegazione nella scelta dei valori che non è stata fatta a caso…

Investire in ETF: Come scegliere un ETF

Per gestire un portafoglio in ETF ci sono quindi due distinte decisioni da prendere.

  1. La prima è quella del mercato in cui investire ossia dell’indice di riferimento, per farlo sono necessarie competenze gestionali specifiche e strumenti quantitativi all’altezza. È in questa fase, infatti, che si crea o si perde la maggior parte del valore. Scegliere di replicare il FTSE Mib piuttosto che l’S&P500 dieci anni fa avrebbe avuto conseguenze catastrofiche sul proprio patrimonio. Quali sono i mercati in cui investire nei prossimi anni?
  2. La seconda è relativa all’ETF che viene scelto per replicare gli indici e i mercati prescelti. Ci sono vari criteri per selezionare gli ETF migliori in cui investire, all’interno della stessa classe e dello stesso indice di riferimento.

Se cerchiamo ad esempio un fondo che replica l’S&P500 ne troveremo centinaia. Come capire quale selezionare?

Quelli che elenchiamo sono i fattori più importanti per noi, maturati nel corso degli anni grazie alla nostra esperienza, all’analisi e allo screening continuo delle caratteristiche del mercato.

  • Asset in gestione. Comprare ETF con masse in gestione rilevanti è sicuramente un vantaggio perché questo garantisce la liquidità necessaria nella quotazione, ossia più stabilità nello spread denaro-lettera.  
  • La valuta. Una volta deciso il mercato di riferimento e necessario scegliere la valuta di quotazione. Lo stesso ETF può venire infatti quotato su borse diverse in valute diverse. Alcuni offrono anche l’opportunità di acquistare quote con il rischio di cambio coperto.
  • Il costo. Gli ETF più esotici sono leggermente più costosi di quelli più diffusi, si tratta di differenze basse, ma comunque importanti. Il mercato poi è in continua evoluzione, ad oggi gli investitori statunitensi possono comprare molti ETF a costo zero, ossia senza dover pagare nessuna commissione di nessun tipo. Com’è possibile? Perché il gestore guadagna facendo stock lending. 
  • Tipologia di replica. L’indice di riferimento può essere replicato fisicamente, ossia acquistando direttamente i titoli e detenendoli o sinteticamente attraverso l’uso di derivati. 
  • Gestore. I gestori con le masse più ampie sono quelli che offrono gli ETF migliori e più efficienti perché, nel mondo della gestione passiva, le economie di scala sono molto importanti.
  • Premio o sconto in quotazione. In particolare situazioni di mercato, in presenza di volatilità elevata, un determinato ETF potrebbe trattare a premio rispetto al suo valore a libro soprattutto se è molto richiesto o trattare a sconto se molti operatori lo stanno vendendo nello stesso momento. 
  • Borsa di negoziazione. La borsa dove si negozia l’ETF può determinare considerazioni importanti dal punto di vista fiscale e dei costi a seconda del proprio paese di residenza e della piattaforma/banca che si usa per comprare l’ETF.
  • Pagamento di cedole o dividendi. Alcuni ETF reinvestono automaticamente cedole e dividendi mentre altri li distribuiscono. La scelta dipende dalle preferenze, ossia se si vuole una rendita o se si preferisce l’accumulo e il reinvestimento automatico dei proventi. Va notato però che gli ETF a distribuzione sono meno efficienti dal punto di vista fiscale nel lungo periodo in quanto sul provento distribuito viene trattenuta l’imposta del 26% (o del 12.5% se le cedole derivano da titoli di stato governativi dell’Unione Europea).
  • Considerazioni fiscali. Il regime italiano è a dir poco anomalo in quanto le plusvalenze su ETF non possono venir compensate con le minusvalenze. Plusvalenze in ETF sono infatti considerate dal legislatore redditi di capitale mentre le minusvalenze sono considerate redditi diversi. Per compensare dal punto di vista fiscale bisogna quindi aggiungere al portafoglio altri strumenti. Questa eccezione tutta italiana di diritto e di fatto è uno dei motivi per cui scegliere un consulente indipendente in grado di capire queste dinamiche e di utilizzarle a favore. 

Conclusioni

Investire in ETF significa investire al passo coi tempi ottimizzando i fattori più importanti nella gestione di portafoglio. Utilizzare gli ETF semplifica la gestione, abbatte drammaticamente i costi e aumenta le performance

L’investimento in ETF è un classico esempio in cui l’assenza di conflitti di interesse può fare la differenza tra un buon investimento ed un cattivo investimento. Data la struttura del mercato e dell’offerta di banche e intermediari in Italia oggi solo un consulente finanziario indipendente sarà orientato a parlarne.

Per tutte le motivazioni citate, anche se si utilizzano gli ETF è sconsigliabile il fai da te, come sempre rispetto a temi delicati e complessi come la gestione del proprio patrimonio. 

Il nostro consiglio è quello di godersi il proprio tempo libero e di delegare un professionista che faccia solo ed esclusivamente l’interesse dei suoi clienti. 

Chi desidera un’allocazione ottimizzata del proprio portafoglio di investimento in ETF e altri strumenti efficienti può contattarci e saremo lieti di offrire guida e supporto nella scelta degli strumenti finanziari più adatti alle esigenze di ciascuno.

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Scarica gratuitamente il nostro ebook “7 errori da evitare nel proprio portafoglio di investimento”.

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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