I fondi comuni di investimento sono uno strumento popolare per gli investitori in Italia e in tutto il mondo. Questi veicoli di investimento offrono la possibilità di diversificare il proprio portafoglio, ma è essenziale comprendere i costi e le commissioni associati prima di investire soprattutto al confronto con strumenti di ultima generazione quali gli ETF. Secondo uno studio recente di Banca d’Italia basato su un rapporto ESMA1 i costi annui dei fondi comuni azionari in Europa si aggirano sull’1,5%  mentre per l’Italia tale valore sale al 2%. Valori che purtroppo sono ancora molto lontani da ciò che avviene nel mondo anglosassone, caratterizzato da maggior trasparenza e competitività.

In questo articolo, esamineremo i principali costi e commissioni dei fondi comuni in Italia e forniremo una guida per gli investitori.

1- Esma 2022 – Performance and Costs of EU Retail Investment Products

Commissioni di Gestione (Management Fees)

Fonte: Assogestioni

Le commissioni di gestione sono tra i costi più comuni associati ai fondi comuni in Italia. Queste commissioni rappresentano la remunerazione del gestore del fondo per la gestione del portafoglio. Sono espresse come un tasso percentuale annuo sul patrimonio gestito dal fondo. Ad esempio, se un fondo ha una commissione di gestione del 2% (com’è il caso della maggior parte dei fondi comuni) e il patrimonio investito nel fondo ammonta a 100.000 euro, verranno addebitati 2.000 euro all’anno in commissioni. Queste commissioni sono decurtate direttamente dalla performance del fondo per cui il cliente “non le vede” direttamente: in sostanza se il fondo ha avuto una performance al lordo del 10% nell’anno il cliente riceverà solo l’8%. Viceversa se il fondo perde il 10% il cliente perderà il 12%. I fondi hanno una commissione di gestione che va dall’1% al 3,5%, gli ETF hanno commissioni che vanno dallo 0.04% allo 0.4%-0.5%. Per un approfondimento su questo tema e sulle performance al netto per gli investitori si veda questo articolo che tratta del confronto tra fondi ed ETF.

Commissioni di Sottoscrizione (Front-End Load) e Rimborso (Back-End Load)

Alcuni fondi spesso addebitano dele commissioni al momento dell’acquisto (commissioni di sottoscrizione) o al momento del rimborso (commissioni di rimborso). Le commissioni di sottoscrizione sono detratte dall’importo che si investe, mentre le commissioni di rimborso vengono addebitate quando si riscuote il capitale. Alcuni fondi possono anche adottare una struttura senza commissioni di sottoscrizione o rimborso. Gli ETF al contrario dei fondi non hanno mai commissioni di sottoscrizione o rimborso. Va infine notato che i report delle banche spesso sono basati sull’ammontare investito; quindi, dopo la decurtazione delle commissioni di sottoscrizione; un approccio discutibile in quanto per il cliente conta ciò che è stato conferito. Lo stesso discorso vale per le commissioni di rimborso, il report dovrebbe essere al netto di esse se sono previste ma ciò nella nostra esperienza non avviene quasi mai.

Spese di Trading (Trading Costs)

Le spese di trading sono legate alle transazioni effettuate dal fondo all’interno del portafoglio. Queste spese possono includere commissioni di negoziazione, spread tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita di titoli e altre spese legate alle operazioni di trading. Le spese di trading possono variare a seconda della frequenza delle negoziazioni del fondo e del tipo di attività sottostante. Più il gestore del fondo fa operazioni di compravendita più le spese di trading aumentano.

Spese di Custodia (Custody Fees)

Le spese di custodia riguardano la conservazione fisica dei titoli all’interno del portafoglio del fondo. Queste spese sono generalmente sostenute dall’istituzione finanziaria o dalla società di gestione del fondo e non vengono addebitate direttamente agli investitori.

Spese di Distribuzione (Distribution Expenses)

Le spese di distribuzione coprono la distribuzione e la promozione del fondo. Possono includere commissioni di vendita pagate agli intermediari finanziari che vendono il fondo e spese di marketing. In sostanza la società di gestione del fondo retrocede una parte delle commissioni alla banca o società che lo distribuisce. Pensiamo ad esempio ai fondi di molte banche americane che vendono venduti dalle reti bancarie italiane, in questo caso la banca italiana percepisce una parte delle commissioni che il sottoscrittore paga (indirettamente tramite le commissioni di gestione) alla società americana. Queste spese sono dedotte dall’attivo del fondo e non vengono addebitate separatamente agli investitori, anche in questo caso, quindi, impattano direttamente la performance del fondo senza che l’investitore se ne renda conto.

Come Valutare i Costi e le Commissioni dei Fondi Comuni:

Prima di investire in un fondo comune, è essenziale considerare attentamente i costi e le commissioni ad esso associati. Ecco alcuni suggerimenti per valutare i fondi:

  1. Consultare il KIID e il prospetto del fondo: questi due documenti contengono tutte le informazioni chiave rilevanti all’investitore quali costi, performance passate, simulazioni di performance in vari scenari di stress. Questi documenti sono obbligatori per i fondi e gli ETF e si possono reperire facilmente in rete utilizzando il codice ISIN del prodotto. Assicurarsi di leggere il tutto attentamente per comprendere i costi previsti.
  2. Confrontare i costi di gestione: il confronto tra i costi di gestione tra fondi ed etf simili può aiutare a trovare opzioni a costi competitivi.
  3. Considerare il rendimento storico: il rendimento storico del fondo va considerato al netto delle commissioni. Un fondo con una performance superiore lorda potrebbe avere costi di gestione alti che vanificano il risultato positivo e a parità di altri fattori sottopongo gli investitori a maggiori rischi. Infatti se un fondo ha costi alti per avere performance competitive al netto dei costi il gestore assumerà maggior rischio al fine di aumentare le performance nette.
  4. Consultare un consulente finanziario indipendente. Se si è incerti su quale fondo scegliere o come valutare i costi, se si è incerti tra la scelta di un fondo o quella di un ETF, se si è incerti sulla percentuale di azionario da detenere in portafoglio è consigliabile consultare un consulente finanziario indipendente e quindi esente da qualsiasi conflitto di interesse. Ma attenzione, l’indipendenza non basta, non deve mancare l’esperienza nei vari prodotti che il mercato offre e la conoscenza dei meccanismi intrinseci ai mercati finanziari. Il costo di un consulente finanziario indipendente viene ampiamente compensato dal risparmio costi e dalla maggior performance di portafoglio derivante da un asset allocation in linea con gli interessi e gli obiettivi del cliente; e non con quelli della banca, che solitamente spinge più sui prodotti rischiosi perché da essi riceve commissioni più alte.

In conclusione, i costi e le commissioni dei fondi comuni in Italia possono variare notevolmente tra i diversi fondi e le diverse istituzioni finanziarie. Gli investitori dovrebbero essere consapevoli di questi costi e commissioni, poiché possono influenzare significativamente il rendimento complessivo del loro investimento. La trasparenza è fondamentale, e la comprensione completa dei costi è essenziale per prendere decisioni di investimento informate.

In tema di trasparenza ricordiamo che una volta all’anno gli intermediari finanziari sono obbligati a spedire il riepilogo dei costi totali pagati dall’investitore, tale documento denominato rendiconto mifid può essere consultato anche online nella sezione documenti e/o messaggi del proprio online banking.

Investire a basso costo e maggior performance è possibile: scopri come.

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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