“Vi sono tutte le ragioni per credere che il rimbalzo economico, quando arriverà, sarà robusto. “
Jerome Powell, Presidente della Fed
Sta succedendo tantissimo, nei mercati e non solo, e c’è molto da dire al riguardo. A tal proposito vorrei scrivere per rispondere ad una semplice domanda:
Val la pena di entrare ora nell’azionario e in generale prendere rischio nei portafogli o è meglio aspettare?
Risponderemo a questa domanda nel corso di un paio di articoli, questo è il primo.
Iniziamo quindi inquadrando la situazione. Le notizie economiche sono disastrose. Giovedì, il Dipartimento del Lavoro americano ha riferito che le richieste da parte delle persone per la prima volta senza un lavoro hanno raggiunto i 6,6 milioni. Ciò significa che nelle ultime tre settimane, quasi 16,8 milioni di americani hanno perso il lavoro. Circa il 10% dell’intera forza lavoro. Bisogna visualizzare il dato per avere un idea della sua portanza rispetto alle altre crisi finanziarie (crisi = aree grigie nel grafico)
Nonostante le terribili notizie economiche, il mercato azionario è tornato alla vita. Sembra esserci ottimismo relativamente al fatto che le politiche di isolamento sociale stanno avendo un impatto migliore del previsto. Ma c’è ancora molta strada da fare. I mercati stanno festeggiando, ma l’ottimismo potrebbe essere prematuro. La scorsa settimana è stata la migliore settimana per il mercato azionario dall’ottobre 1974. Abbiamo recuperato esattamente la metà di ciò che abbiamo perso dall’inizio del crollo.
Il guadagno percentuale di lunedì 7 Aprile per l’indice Dow Jones è stato il sesto migliore degli ultimi 87 anni, ma solo il terzo migliore nell’ultimo mese. Nelle ultime 13 sessioni, l’S&P 500 ha guadagnato il 24,7%. È un guadagno sorprendente in così poco tempo e a tal proposito bisogna ricordare che i rialzi più violenti e rapidi avvengono sempre nelle fasi di mercato ribassista, si tratta dei cosiddetti bear market rallies.
Ogni volta che il mercato viene annichilito è naturale che ci sia un movimento opposto nel breve periodo. I bear market rallies sono un dato di fatto, ben conosciuti dai trader ma che possono facilmente ingannare gli investitori nel pensare che la crisi sia passata e il peggio sia alle nostre spalle. Tuttavia, bisogna ammetterlo, anche per chi se lo aspettava questo rimbalzo è stato impressionante, tanto quanto lo è stato il ribasso precedente. La volatilità opera in “clusters”: periodi di compressione sono seguiti da periodi di esplosione come spiega Mandelbrot, un matematico che ha studiato la natura, i frattali e le similitudini con i mercati.
Ma non mi fido di questo rally e non sono il solo. L’indice di volatilità rimane piuttosto elevato. Ad un certo punto nella giornata di martedì 8 Aprile, l’indice S&P 500 stava aumentando del 3,5%, ma ha chiuso la giornata in negativo. Il mercato sta dando molto peso ai numeri sul coronavirus migliori del previsto, ma sembra stia completamente ignorandone l’impatto economico, e la situazione è a dir poco devastante. Noi Italiani, con un economia in partenza debole e molto legata sul turismo saremo tra quelli che ne pagheranno le conseguenze più aspre.
È particolarmente strano vedere l’aumento delle quotazioni azionarie di fronte a notizie economiche così pessime. Janet Yellen, che era a capo della Fed prima di Powell, ha dichiarato che il PIL statunitense potrebbe scendere del 30% e la disoccupazione è già tra il 12% e il 13%. Goldman Sachs ha proposto una formula semplice, 1,5 milioni di richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti si traducono in una diminuzione dell’1% del PIL. Se fosse esatto si tratterebbe di un ribasso dell’11% nel PIL statunitense, e abbiamo appena iniziato a vedere gli impatti del lockdown. Giovedì, la Fed ha presentato un massiccio programma da $ 2,3 trilioni. La banca centrale è disposta ad adottare misure senza precedenti per proteggere il sistema finanziario dai danni economici. Il bilancio della Fed, gli attivi detenuti dalla banca centrale, è ora di oltre $ 6 trilioni. Anche in questo caso è bene visualizzare il dato per capirne la portanza
Ci sono diversi programmi delle banche centrali e uno, molto controverso, include l’acquisto di ETF obbligazionari ad alto rendimento. Un famoso ETF che investe in obbligazioni ad alto rendimento, HYG, ha chiuso al rialzo del 6,5% nella giornata di giovedì 9 Aprile. Alcune obbligazioni Ford sono passate da 71 a 89 nel corso di un giorno (+25%). La casa automobilistica ha 36 miliardi di dollari di obbligazioni in circolazione e rappresenta l’emittente più importante dei cosidetti “fallen angels” ossia quella categoria di emittenti che è passata da investment grade a non-investment grade (high yield o alto rendimento) e che rappresenta il vero pericolo di questa crisi.
Il debito è esploso dal 2008 in avanti soprattutto per effetto delle azioni messe in atto dalle banche centrali, che hanno incentivato le società a prendere rischio e quindi ad indebitarsi. La maggior parte del debito è stato creato nella categoria BBB ossia l’ultima del livello investment grade, quella a cui apparteneva Ford.
Ora, i titoli investment grade possono essere detenuti dai fondi pensione e da altri importanti investitori istituzionali, che rappresentano i maggiori player del mondo obbligazionario, ma cosa succede quando un titolo viene downgradato e passa da investment grade a non?
Succede che gli istituzionali non possono detenerlo in quantità e devono vendere. Cosa succederà se a seguito della crisi ci sarà un ondata di downgrade e di debito che passerà di categoria? Una massa enorme di vendite si abbatterà sul mercato obbligazionario esacerbando la situazione e creando effetti a spirale devastanti. Ecco perché le banche centrali hanno già tirato fuori i bazooka e gli elicotteri, stampando moneta come mai prima.
Ma a che prezzo? E cosa possiamo fare per i nostri investimenti?
E soprattutto, è il momento di comprare dato che ho scritto spesso “don’t fight the fed” ossia non combattere le azioni della banca centrale?
Ne parleremo nella seconda parte.