Partiamo con una semplice analogia. Nel mondo delle scommesse sportive accade spesso di notare che le persone puntino sull’esito di un determinato evento. Se la squadra preferita vince, lo scommettitore incassa il premio, se la squadra perde, allora lo scommettitore perde l’intero importo messo in gioco.
Nel mondo finanziario, diversamente, non si punta mai tutto su una singola squadra. L’importo investito va suddiviso tra diversi tipi di asset. Questo processo è ciò che viene comunemente chiamato asset allocation ossia allocazione degli attivi. Se il processo è fatto in maniera opportuna rappresenta un modo di proteggere i propri investimenti, massimizzare i rendimenti, senza doversi preoccupare di quale “squadra” vinca o perda sui mercati.
Esistono tre tipologie di asset allocation: asset allocation strategica, asset allocation tattica e asset allocation dinamica.
Cosa si intende per asset allocation
L’asset allocation, o allocazione degli attivi, è una strategia di investimento che tenta di equilibrare rischi e rendimenti, bilanciando la quota di ogni asset compreso nel portafoglio investimenti, secondo la tolleranza al rischio dell’investitore, gli obiettivi e l’orizzonte temporale di investimento.
Quindi non ci si concentra sull’investimento del singolo asset, ma sulla prestazione complessiva dell’intero portafoglio.
In linea generale ci si riferisce a tre grandi asset class:
- Azioni – si tratta degli asset che storicamente hanno portato ai maggiori rendimenti, e che sono considerati i più rischiosi;
- Obbligazioni – Si distinguono per minori rendimenti, risultando degli asset più conservativi rispetto alle azioni;
- Liquidità – si tratta di buoni del tesoro, certificati a capitale garantito, fondi d’investimento monetari che si distinguono per livelli di rischio molto bassi.
La proporzione in cui viene distribuito l’importo investito in queste tre tipologie di asset dipende dall’orizzonte temporale (cioè quando si vorrà uscire dall’investimento) e dalla tolleranza al rischio (attitudine e capacità finanziaria di sopportare il rischio).
Asset allocation: perché è importante
La decisione di asset allocation è una delle decisioni più importanti per un investitore. Perfino la scelta dei singoli asset in cui investire è secondaria rispetto all’asset allocation. Infatti la maggior parte del contributo al rendimento del portafoglio deriverà dalla decisione di ripartire in azioni piuttosto che in obbligazioni o in liquidità.
Non esiste una singola formula statica di asset allocation che si adatti ad ogni tipo di investitore. L’asset allocation aiuta l’investitore a ridurre il rischio attraverso la diversificazione e anche a massimizzare i rendimenti. Un investitore che non si assume abbastanza rischi non ottiene un rendimento soddisfacente, un investitore che si assume troppi rischi può trovarsi a corto di liquidità. La corretta asset allocation riduce la probabilità di trovarsi in queste due situazioni estreme.
Inoltre l’asset allocation può avere effetti rilevanti anche in termini fiscali, poiché asset diversi sono soggetti a diversi gradi di tassazione.
Esistono diversi tipi di strategie di asset allocation basate su obiettivi di investimento, tolleranza al rischio, orizzonti temporali, diversificazione e grado di intervento della strategia. Le forme più comuni sono tre: asset allocation strategica, tattica e dinamica. Di seguito tracciamo una linea guida per ciascuna di queste strategie ma evidenziamo subito che quella dinamica, da noi utilizzata, è quella più attiva e anche quella che, se fatta nel modo corretto, produce i risultati migliori nella gestione di un patrimonio.
Asset allocation strategica
L’asset allocation strategica (conosciuta anche come passiva) parte dall’assunto che il mercato sia efficiente e mira replicare un indice di riferimento. Si stima quindi che non ci siano asset particolarmente sopravalutati o sottovalutati e che gli operatori non operino in una situazione di asimmetria informativa. Operativamente significa che non si ritiene possibile ottenere una performance migliore di quella del mercato (“battere il mercato” in gergo).
Alcuni punti chiave:
- è legata ad un benchmark di mercato;
- mira ad ottenere un bilancio ottimale rischio/rendimento nel lungo termine;
- periodicamente il portafoglio viene ribilanciato (ribilanciare il portafoglio significa riportarlo alle proporzioni iniziali di investimento in azionario o obbligazionario, al variare dei prezzi infatti la ripartizione del portafoglio devierà da quella iniziale);
- compatibile con una logica di investimento buy-and-hold (ossia acquista e mantieni);
- la diversificazione tra gli asset e all’interno degli stessi ha un ruolo fondamentale.
Un esempio di RIBILANCIAMENTO
Supponiamo il signor Rossi di sessant’anni abbia un approccio conservativo agli investimenti, si trovi a cinque anni dalla pensione e che abbia un asset allocation strategica del 40% azioni, 40% obbligazioni e 20% in liquidità. Supponiamo che il valore del portafoglio sia di 500.000 euro e riequilibri il suo portafoglio ogni anno. Gli importi in euro assegnati alle varie classi di attività al momento della definizione delle allocazioni target saranno: azioni 200.000 euro, obbligazioni 200.000 euro e liquidità 100.000 euro.
In un anno, supponiamo che la componente azionaria del portafoglio abbia generato un rendimento totale del 10% mentre l‘obbligazionario abbia reso il 5% e la liquidità non abbia reso nulla. La composizione del portafoglio è ora di 220.000 euro nell’azionario, 210.000 euro nell’obbligazionario e 100.000 euro in liquidità.
Il valore del portafoglio è ora di 530.000 euro, il che significa che il rendimento complessivo del portafoglio nell’ultimo anno è stato del 6%. La composizione del portafoglio è ora composta da azioni 41,5%, obbligazioni 39,6% e liquidità 18,9%.
Sulla base delle allocazioni originali (40%, 40% e 20%), il valore del portafoglio di euro 530.000 dovrebbe essere allocato come segue: azioni 212.000, obbligazioni 212.00 e liquidità 106.000. Sarà pertanto necessario vendere una parte di azioni (8.000 euro) e allocare una parte delle vendite all’obbligazionario (2.000 euro) ed un’altra alla liquidità (6.000 euro).
Asset allocation tattica
L’asset allocation tattica (conosciuta anche come attiva) si basa sull’assunto che è possibile battere il mercato ottenendo una performance migliore dell’indice di riferimento, attraverso una gestione attiva del portafoglio. Per ottenere questo risultato è necessario adottare tecniche di aggiustamento del portafoglio, basate sull’analisi del mercato alla ricerca di anomalie di prezzo, settori sovra performanti e altre occasioni vantaggiose offerte da specifiche situazioni di mercato.
Alcuni punti chiave:
- è legata ad un benchmark di mercato;
- è una gestione del capitale di breve/medio termine;
- periodicamente il portafoglio viene ribilanciato. O riportandolo alle quote % inziali – come nell’approccio strategico, o variando i pesi % delle varie asset class a conseguenza delle decisioni tattiche;
- non è compatibile con un comportamento buy-and-hold;
- le dinamiche del mercato e i fattori macroeconomici hanno un ruolo fondamentale nella definizione dell’asset allocation tattica.
L’asset allocation tattica può essere riassunta nel processo di assunzione di una posizione più attiva rispetto a quella strategica (buy-and-hold). Essa parte dalla base fornita dall’asset allocation strategica e cambia i pesi target (40%, 40% e 20% nell’esempio) in determinati periodi per capitalizzare temporanee opportunità economiche offerte dal mercato e sovra performare il benchmark di riferimento (che l’asset allocation strategica non mira a battere ma a replicare).
Ad esempio: l’asset allocation strategica di lungo periodo del signor Rossi come visto in precedenza prevede un’allocazione all’azionario di lungo periodo pari al 40% ma a conseguenza dei dati di mercato che indicano una forte accelerazione è possibile modificarla temporaneamente e portarla al 50% (o in alternativa investire una parte del 40% nei settori più ciclici / performanti come ad esempio il settore energetico) con lo scopo di battere il benchmark: 40% azionario, 40% obbligazionario e 20% liquidità.
Asset allocation dinamica
L’asset allocation dinamica si basa sulla creazione di un set preciso di regole che innescano una variazione dell’asset allocation in base alla situazione di mercato e ai dati macroeconomici. Totalmente focalizzata sul breve termine ma con l’obiettivo di creare performance superiori al mercato nel lungo termine, questa strategia non è vincolata ad uno schema rigido ed è slegata da un preciso benchmark di riferimento.
Alcuni punti chiave:
- totalmente slegata da un benchmark di mercato;
- prospettiva di breve periodo ma obiettivo di lungo;
- il portafoglio viene ribilanciato o modificato quando si verificano situazioni predeterminate;
- l’approccio flessibile ha un ruolo fondamentale.
L’asset allocation dinamica rappresenta la più difficile da realizzare tra i vari tipi di asset allocation (perché è necessario utilizzare tecniche quantitative di lettura dei dati macroeconomici e interpretazione dei cicli) ma è anche potenzialmente la più performante e la più protettiva del portafoglio nelle fasi ribassiste.
In assenza di regole meccaniche e quantitative infatti, gli altri due tipi di asset allocation rischiano di trovarsi in balia degli eventi e di assorbire completamente le perdite in una fase ribassista del mercato. Utilizzando una strategia dinamica è possibile aggiustare in modo incrementale il portafoglio diminuendo il rischio man mano che i dati economici si deteriorano alternando fasi in cui si “gioca in difesa” rispetto ad altre in cui si “gioca in attacco”.
Ad esempio: supponiamo che l’azionario entri in una fase di mercato ribassista per sei mesi. Un gestore che utilizza l’asset allocation dinamica può decidere di ridurre la componente azionaria del portafoglio e aumentare la liquidità o l’obbligazionario allo scopo di ridurre il rischio. Al migliorare delle condizioni economiche il gestore può aumentare nuovamente l’allocazione azionaria del portafoglio per trarre vantaggio della nuova prospettiva rialzista. Se il timing di entrata ed uscita utilizzato sarà stato corretto alla fine del periodo in esame (o del ciclo economico) un portafoglio gestito in maniera dinamica avrà avuto performance nettamente superiori ad uno che utilizza l’approccio statico analizzato in precedenza.
Nel corso della mia personale esperienza come consulente finanziario indipendente nella gestione di fondi di investimento, lunga quasi vent’anni, ho avuto modo di studiare varie metodologie di gestione di portafoglio. Il vantaggio principale dell’asset allocation dinamica, ossia l’assenza di benchmark e la flessibilità di gestione, permette in determinate fasi di ridurre drasticamente il rischio del portafoglio, proteggendolo di fatto nelle fasi ribassiste.
Questo la rende la metodologia più adatta nella gestione dei patrimoni dove la priorità non è battere un determinato benchmark fissato a priori (come nei fondi d’investimento) ma proteggere il patrimonio dai grossi storni e farlo lavorare nel tempo duranti le fasi rialziste.