Oggi vorrei scrivere di diversificazione, del suo impatto nella costruzione di un portafoglio e di cosa succede alla diversificazione nel corso di un evento di mercato atipico come quello attuale. Ma andiamo per ordine.
Che cos’è la diversificazione? Il concetto di diversificazione ci dice che all’aumentare del numero di titoli in portafoglio il rischio cresce in maniera meno che proporzionale in breve significa non mettere tutte le uova nello stesso paniere.
Perché è importante la diversificazione e come entra questo concetto nella costruzione di un portafoglio? Non si può parlare di diversificazione senza parlare di correlazione. La correlazione misura la relazione tra due variabili, in questo caso finanziarie. Quando due variabili hanno una correlazione pari a 1 esse si muovono all’unisono, se una aumenta del 3% lo farà anche l’altra. Quando due variabili hanno una correlazione pari a -1 avviene il contrario, se una aumenta del 3% l’altra diminuirà del 3%, i valori massimi e minimi della correlazione sono appunto +1 e -1. Quando due variabili sono poco correlate ossia si muovono in maniera relativamente indipendente si ottiene diversificazione inserendole nello stesso portafoglio. Si ha il cosiddetto beneficio di diversificazione.
Qual’è la correlazione tra azioni e obbligazioni? Gran parte della finanza classica e moderna si basa sull’ipotesi che la correlazione tra azioni e obbligazioni sia negativa ossia che al diminuire dei prezzi azionari le obbligazioni aumentino offrendo un beneficio di diversificazione, da qui la grande popolarità del classico portafoglio 60/40 ossia 60% obbligazionario e 40% azionario.
Nassim Taleb autore del libro “Giocati dal caso” ha coniato il termine “cigno nero”. Qual è il concetto più importante espresso dal lavoro di Taleb? Ciò che molti trader e investitori hanno imparato a proprie spese durante le crisi finanziarie, ossia che durante una crisi le correlazioni tra le varie classi di attivo: azioni, obbligazioni, materie prime, etc.. tendono al numero uno. In pratica tutto si muove nella stessa direzione proprio nel momento in cui avrei più bisogno del beneficio di diversificazione sulla base del quale ho costruito il portafoglio.
Cosa sta succedendo nel corso di questa correzione di mercato innescata dal diffondersi su scala globale del corona virus? Le correlazioni sono andate ancora una volta verso il numero uno. Ma perchè il mercato si sta muovendo in maniera così rapida al ribasso facendo scattare paragoni tra questo crollo e quello del 1929 o del 1987? Per rispondere a questa domanda dobbiamo parlare di Ray Dalio e di risk parity.
Iniziamo da Ray Dalio, fondatore di Bridgewater il fondo hedge con il maggior numero di soldi in gestione, 160 miliardi di dollari nel corso del 2019. Recentemente Dalio è diventato famoso grazie al suo libro “Principi” in cui descrive il metodo Bridgewater e anche per le varie dichiarazioni rilasciate nel corso degli ultimi anni che spesso hanno suscitato clamore nella comunità finanziaria: l’ultima risale a Davos 2020, durante il Word Economic Forum, in cui ha detto “cash is trash“, ossia la liquidità in portafoglio equivale a spazzatura.
Perchè Ray Dalio ha dichiarato questo? Perchè nella logica di alcuni gestori non ha senso avere liquidità in portafoglio, bisogna stare sempre investiti al 100% o utilizzare la leva per massimizzare il rendimento, dato che alcune tecniche di gestione del portafoglio permettono di tenere sotto controllo il rischio. In particolare Ray Dalio si riferisce al cosiddetto risk parity la principale strategia utilizzata da Bridgewater.
Che cos’e’ la risk parity? E’ una tecnica di costruzione e gestione del portafoglio che inverte la logica classica in base alla quale si decide il rendimento atteso che si vuole ottenere e conseguentemente si misura il rischio. Nella risk parity si costruisce il portafoglio in base al rischio massimo che si è in grado di sopportare e se cambia il livello di rischio, perché cambiano le correlazioni, allora è sufficiente modificare la composizione del portafoglio. Come abbiamo detto il rischio totale di portafoglio dipende dalla correlazione tra i vari attivi.
Facile no? Non proprio, a volte le correlazioni cambiano in maniera talmente repentina da non permettere di modificare il portafoglio adeguando cosi il rischio massimo, ed ecco che ci troviamo rapidamente sopra il livello di tolleranza prefissato all’inizio. E proprio durante una crisi avviene ciò che più temiamo, le correlazioni si muovono rapidamente verso l’uno, com’è successo ad azioni e obbligazioni nelle ultime settimane cancellando il beneficio di diversificazione.
Ma mai come oggi abbiamo visto una tale velocità di discesa del mercato. Sembrerebbe che questi movimenti siano legati alla liquidazione di un enorme numero di strategie risk parity. Gli investitori avendo una preferenza per la liquidità come tipicamente avviene durante le fasi di crisi (cash is not trash, after all) hanno riscattato le quote dei fondi di investimento come Bridgewater, obbligando i gestori a smantellare il portafoglio e a vendere indiscriminatamente sia l’azionario che l’obbligazionario spingendo i prezzi al ribasso ed esacerbando ulteriormente i movimenti negativi creando un effetto volano.
Qual è la lezione? Anche l’industria finanziaria, come tutte le altre industrie, è soggetta a trend del momento che sembrano sovvertire le regole, ma bisogna fare attenzione: il rischio non si cancella, si può solo trasformare. In questo caso la capacità di chi gestisce fondi o patrimoni sta nel comprendere quando si passa da un paradigma ad un altro. Da un mondo in cui tutto va bene e c’è crescita perpetua ad un altro popolato di “cigni neri” e di eventi, come un mercato ribassista, che non sono poi così rari, ma che rispetto agli ultimi anni lo sembrano.