Da quando esiste l’inflazione?
L’inflazione, l’aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi, è antica almeno quanto la moneta. Gli imperatori romani, da Nerone in poi, per fronteggiare le difficoltà economiche cominciarono a diluire la percentuale di argento nelle monete che così, un po’ alla volta, compravano sempre meno beni facendo salire i prezzi in termini nominali. Secondo alcuni storici, questa forma di iperinflazione avrebbe contribuito alla caduta dell’Impero Romano.
In tempi più recenti, con la nascita delle monete fiat non più ancorate a un metallo prezioso, l’inflazione iniziò a essere misurata formalmente nonché a divenire uno degli indicatori macroeconomici più importanti e attenzionati.
Abbiamo già discusso di cause ed effetti dell’inflazione in questo articolo: https://www.rvcapitalpartners.com/inflazione-cosa-cause-effetti-rendimenti/
Perché c’è l’inflazione?
Partiamo da un dato di fatto: le banche centrali di tutto il mondo hanno un target d’inflazione che è positivo, precisamente vicino al 2%. Un’inflazione a zero o negativa paralizzerebbe consumi e investimenti che verrebbero rimandati; un’inflazione troppo alta eroderebbe il potere d’acquisto, sfociando nel disordine sociale.
Non sempre le istituzioni e le banche centrali hanno successo nella loro missione:
- Per molti anni, dal 2008 fino al 2021, l’area euro ha vissuto un contesto di inflazione molto bassa.
- Molti paesi hanno attraversato, o attraversano, situazioni di iperinflazione: lo Zimbawe, l’Argentina e la Turchia sono casi noti d’inflazione sopra la doppia cifra.
Ma l’inflazione intorno al 2% è in qualche modo il segno di un’economia sana e solida, è l’obiettivo della politica monetaria ed è la media intorno a cui le economie sviluppate tendono a oscillare.
Se le cose stanno così, non è difficile immaginare il risultato di un 2% annuale composto (anche l’inflazione, come ogni interesse, si compone) sul potere d’acquisto del nostro denaro nel tempo.
Non dimentichiamo, inoltre, che l’inflazione è fondamentale per le finanze degli Stati con un elevato debito pubblico: con l’inflazione, il valore reale del debito diminuisce e il fiscal drag fa crescere le entrate. L’effetto congiunto è un miglioramento dei conti pubblici senza alcuna crescita economica reale.
Inflazione e orizzonte temporale
Se l’inflazione è una proprietà non contingente del nostro sistema economico, è fondamentale investire la liquidità in eccesso di cui si dispone. Il denaro è uno strumento e, come tale, va pensato in termini reali e non nominali. Quanti soldi mi serviranno fra x anni per poter acquistare gli stessi beni e servizi che acquisto oggi?
Oltre all’orizzonte temporale, sono importanti le aspettative sull’inflazione. Il trend della deglobalizzazione, iniziato post-Covid e sostenuto dalle recenti tensioni geopolitiche, potrebbe avere come conseguenza un’inflazione più alta rispetto a quella ricercata dalle banche centrali.
Come dovremmo agire se ciò si realizzasse? Facciamo due considerazioni.
- Proteggere il patrimonio da un’inflazione che si muovesse stabilmente oltre il 3%, richiederebbe un portafoglio più aggressivo. In un contesto del genere, essere troppo difensivi potrebbe costare caro.
- D’altro canto, la capacità di un portafoglio di fare meglio dell’inflazione non può essere valutata anno per anno, o su un orizzonte temporale troppo breve. L’obiettivo di battere l’inflazione del 2022, che in Europa superò il 10%, avrebbe richiesto un portafoglio a rischio molto elevato, con un rapporto rischio-rendimento decisamente sbilanciato e ingiustificato. Il successo del portafoglio nel “battere l’inflazione” va valutato sulla base dell’orizzonte temporale dell’investitore e della media delle inflazioni registrate in quel lasso di tempo.
Come costruire il portafoglio che protegge dall’inflazione
La ricerca e l’evidenza empirica ci mostrano che, nel lungo periodo, le azioni sono il miglior asset per proteggersi dall’inflazione.
Azioni
Questa tesi è avvalorata dalla storia: se confrontiamo i rendimenti reali delle varie asset class negli ultimi 100 anni, notiamo la sovraperformance delle azioni rispetto alle altre asset class (liquidità, obbligazioni, materie prime).
Ci sono delle spiegazioni, dietro il fatto storico:
- Gli utili delle aziende crescono nel tempo. L’azionario è un asset dinamico e reale, diversamente dalla liquidità che perde valore, dalle obbligazioni il cui rendimento è fissato a priori e dall’oro che non genera alcun flusso di cassa.
- Le aziende, specialmente quelle con un pricing power forte, possono trasferire sui consumatori finali l’aumento dei costi.
L’azionario, dunque, è un potente hedge contro l’inflazione nel lungo periodo. Ma cosa succede se il nostro orizzonte temporale è più breve o si restringe? O se non siamo in grado di reggere la volatilità dell’azionario?
Ci sono due asset che, almeno in linea teorica, possono migliorare il rapporto rischio-rendimento del portafoglio in contesti inflattivi: le materie prime e le obbligazioni inflation-linked.
Materie prime
L’oro, tra le varie materie prime, è considerato una copertura contro l’inflazione. Non si tratta, però, di una proprietà esclusiva del metallo giallo.
Le materie prime energetiche (come petrolio e gas naturale) compongono l’indice stesso dei prezzi al consumo nella sua versione headline: esporsi a queste materie prime, equivale ad agganciare il rendimento in modo quasi diretto all’inflazione.
Un recente contributo pubblicato su Morningstar esamina cinque importanti crisi inflazionistiche e sostiene che le materie prime (incluso l’oro) siano state nel complesso più affidabili dell’oro come hedge contro l’inflazione.
Quando, e in che percentuale, è opportuno inserire in portafoglio materie prime per proteggere il patrimonio dall’inflazione?
- Le materie prime salgono di prezzo sulle aspettative di inflazione; se l’inflazione ha raggiunto il picco o è in fase di raffreddamento, le commodities tendono a scendere. Il timing è quindi particolarmente importante e sbagliarlo può avere conseguenze pesanti.
- Scommettere sulle materie prime per difendersi dall’inflazione nel lungo periodo, rischia di essere fallimentare se consideriamo la storia passata. Il Goldman Sachs Commodity Index (GSCI) o il Bloomberg Commodity Index (BCOM), due importanti benchmark per le materie prime, si attestano oggi su livelli simili a quelli di 20-30 anni fa.
- La volatilità media annua delle materie prime (oro incluso) è più alta di quella delle azioni. La percentuale che, in genere, consigliamo in un portafoglio non dovrebbe superare il 10%.
Le Obbligazioni Inflation-Linked
Se azioni e materie prime si sono dimostrate hedge per l’inflazione in diversi contesti, le obbligazioni inflation-linked sono degli hedge by design. Sono cioè strumenti appositamente pensati per proteggere il capitale dalla perdita del potere d’acquisto generata dall’inflazione.
Si tratta, tuttavia, di uno strumento tecnicamente molto complesso. Non comprenderne il funzionamento può avere conseguenze inaspettatamente negative, come ha insegnato bene il 2022.
I titoli inflation-linked si comprano per difendersi dalla discesa del tasso di interesse reale (R). Quest’ultimo equivale alla somma tra il tasso di interesse nominale (N) e l’inflazione attesa (π):
R = N – π
Se l’inflazione attesa sale, avrò fatto bene a comprare l’inflation-linked, perché R diminuirà di valore.
Ma se l’inflazione attesa rimane ferma o addirittura scende, come è successo con il boom dell’inflazione effettiva nel 2022, e i tassi nominali salgono di molto (per via dell’azione delle banche centrali che combattono l’inflazione effettiva) il tasso d’interesse reale sale e i titoli legati all’inflazione perdono valore, proprio come i loro parenti a tasso fisso.
Il timing, la scelta del momento opportuno per inserire le inflation-linked in portafoglio è quindi estremamente importante, perché questi titoli, così come le materie prime, funzionano bene sulle aspettative.
Soluzioni efficaci per l’inflazione
Costruire un portafoglio che permetta di proteggere il patrimonio dall’inflazione nel tempo dovrebbe essere l’obiettivo primario del cliente. Ed è certamente il target imprescindibile di un servizio di di consulenza finanziaria indipendente. Lo sarà sempre di più negli anni a venire dove il mondo si prospetta più inflazionistico rispetto alle due decadi passate.
In RV Capital Partners offriamo una gestione personalizzata sull’orizzonte temporale del cliente e dinamica, in grado cioè di adattarsi rapidamente alle fiammate inflazionistiche che la volatilità dei mercati attuali può portare con sé.