Si parla di inflazione quando si registra un aumento di ampia portata, che non si limita a singole voci di spesa, dei prezzi dei beni. L’inflazione è un aumento prolungato del livello medio dei prezzi, questo aumento genera quindi una diminuzione del potere d’acquisto della moneta.

Questo significa che con un euro si possono acquistare oggi meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

Cos’è l’inflazione

L’inflazione è un fenomeno ricorrente nei sistemi economici e viene registrata anche in periodi molto antecedenti al nostro, uno dei primi periodi in cui l’inflazione fu documentata risale al Regno d’Egitto intorno al 2000 a.C.

Ci sono varie misure di inflazione. L’inflazione primaria considera variazioni dei prezzi di tutti i beni inclusi in un campione rappresentativo denominato paniere d’inflazione.

Cos’è l’inflazione core

C’è poi l’inflazione core che scorpora dal paniere le componenti più volatili in termini di prezzo ossia energia ed alimentari. L’inflazione core è la tipologia di inflazione più seguita dalla banca centrale per determinare la politica monetaria.


Cause ed effetti

L’inflazione può essere causata da diversi fattori, in primo luogo dal ciclo economico. In fasi espansive c’è più domanda e l’inflazione tende ad aumentare mentre in fasi recessive accade il contrario. Altri fattori di sviluppo o calo dell’inflazione sono da individuarsi nei cosidetti “shock” della domanda o dell’offerta. Come abbiamo sperimentato nella ripartenza post-pandemia che ha portato ad uno shock dell’offerta perché la catena globale di approvvigionamento non era pronta ad una ripartenza così repentina e ciò ha generato un forte aumento dei prezzi. 

Le cause dell’inflazione in generale possono essere ricondotte a:

  • l’aumento della domanda dei consumatori,
  • la diminuzione dell’offerta di beni e servizi,
  • l’aumento dei costi di produzione,
  • il deprezzamento della valuta,
  • e la crescita della base monetaria.

Sul deprezzamento della valuta è bene ricordare, facendo un esempio, se l’euro si deprezza nei confronti del dollaro, a parità di altri fattori il prezzo delle merci importate dagli Stati Uniti aumenterà causando quindi inflazione.

L’aspetto di aumento dell’inflazione dovuto a crescita della base monetaria, ossia della quantità di moneta in circolazione è molto controverso in economia, ma in sostanza i sostenitori di questa teoria sostengono che la moneta creata in eccesso a quella necessaria al sistema finisca per scaricarsi prima o poi sui prezzi, facendoli aumentare.

Gli effetti dell’inflazione sono un deterioramento della qualità di vita dei cittadini che con gli stessi salari possono comprare meno beni.

Si ritiene che l’inflazione crei inoltre instabilità politica e aumenti il divario tra i ricchi e i poveri, ma perché?

Perché i ricchi di solito detengono asset finanziari (quali titoli azionari, proprietà mobiliari e immobiliari) che aumentano di pari passo all’inflazione nel medio lungo periodo e quindi sono almeno in parte protetti da essa; cosa che non accade alle fasce più povere della popolazione. Per questo si ritiene che l’inflazione sia una tassa solo sui poveri.

Inflazione
Un passaggio chiave dal libro “The Lessons of History” di Will e Ariel Durant


Come si calcola e rendimenti

L’inflazione viene calcolata come la variazione percentuale nel tempo del livello medio dei prezzi dei beni e dei servizi in un determinato mercato o paese. In generale, l’indice dei prezzi al consumo detto IPC, o CPI in inglese da consumer price index, il metodo più comune per calcolare l’inflazione. L’IPC rappresenta la variazione nel tempo del prezzo di un “paniere” di beni e servizi rappresentativi della spesa delle famiglie. Questo “paniere” contiene una vasta gamma di beni e servizi, inclusi cibo, abbigliamento, alloggio, trasporti, servizi pubblici e assistenza sanitaria.

Per calcolare l’IPC, vengono raccolti dati sui prezzi di questi beni e servizi in un determinato periodo e confrontati con i prezzi dello stesso “paniere” in un periodo precedente. La variazione percentuale tra questi due periodi rappresenta l’inflazione.

Esistono anche altri indici dei prezzi, come l’indice dei prezzi al produttore (IPP), che rappresenta la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi al livello produttivo. Tuttavia, l’IPC è il più comunemente utilizzato per misurare l’inflazione.

In periodi di inflazione c’è un tema cruciale da valutare, l’inflazione erode il potere d’acquisto e quindi detenere liquidità nei conti correnti è un grande rischio. La prima cosa da fare è quindi attrezzarsi per investire la liquidità in eccesso del proprio patrimonio e farla lavorare per ottenere rendimento.

L’inflazione, specialmente nei periodi in cui è fuori norma, come in quello attuale, non può essere “battuta” costantemente. Ossia, se oggi l’inflazione nell’area euro è al 10% all’anno non significa che il mio portafoglio deve avere una performance superiore al 10% nel prossimo anno: puntare ad un rendimento superiore al 10% significherebbe avere un rischio eccessivo per la maggior parte degli investitori. Suggeriamo quindi di riflettere sul fatto che l’inflazione in un periodo medio-lungo difficilmente si attesterà su valori superiori al 3%-4% (valori già comunque molto alti, un inflazione al 4% significa perdere quasi la metà del potere d’acquisto del capitale in 10 anni) e quindi attrezzarsi per batterla nel medio-lungo periodo sfruttando anche le fasi altalenanti che l’inflazione crea sul ciclo economico. 

Ma quali sono gli investimenti migliori quando c’è inflazione?

Materie prime: molto spesso sono all’origine stessa dell’inflazione e investire in esse significa agganciare il rendimento proprio a quello dell’inflazione, se prevediamo che aumenti. Mentre non è una buona strategia se pensiamo che l’inflazione abbia già fatto segnare il picco e siamo in fase di decelerazione dell’inflazione.

Oro: è considerato un bene sicuro e di rifugio in fasi ad alta incertezza come quelle create dall’inflazione.

Azioni: gli utili societari tendenzialmente sono legati all’inflazione che tende a farli aumentare e di conseguenza a far aumentare il corso dei listini. Ci sono però delle implicazioni di secondo livello, se l’inflazione fosse troppo alta dopo il picco potrebbe esserci un temporaneo declino dell’azionario che inizierà a scontare un calo della domanda dovuto alla perdita di potere d’acquisto dei risparmiatori.

Infrastrutture e settore immobiliare: alcune aree di settori alternativi o non tradizionali sono protette dall’aumento dell’inflazione se i contratti sono indicizzati all’inflazione.

In RV Capital Partners riteniamo che la logica della diversificazione sia fondamentale in ogni contesto economico incluso quello inflattivo e aiuti a proteggere i portafogli dall’incertezza e dal rischio.

L’investimento nel mercato azionario rappresenta il miglior strumento per allineare la crescita del proprio capitale a quella tecnologica ed evolutiva del mondo che a sua volta rappresenta la miglior protezione possibile dall’inflazione.

L’oro e in alcune fasi del ciclo inflattivo anche le materie prima aiutano e completano il portafoglio d’investimento con lo scopo di proteggere dall’inflazione e creare valore nel tempo.

La chiave d’investimento in periodi inflattivi sta nel variare le componenti del portafoglio a secondo del momento inflattivo in cui ci troviamo, inflazione in accelerazione o in decelerazione, mantenendo sempre però sotto controllo il rischio e la volatilità globale del portafoglio; è quello che facciamo con la nostra gestione dinamica.

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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