In occasione dell’uscita in edicola di TOP 100, la rivista annuale che classifica e analizza le prime 100 aziende del Nordest, ci è stato chiesto di descrivere gli scenari sulle commodities e sull’inflazione ad uso delle aziende di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
Di seguito riportiamo il nostro articolo per il 2021, pubblicato nella rivista acquistabile in edicola.

La tempesta perfetta prima dell’inflazione
Parlare di rialzo delle commodities è quasi riduttivo, si tratta di un vero e proprio boom. L’accelerazione del movimento ha infatti colto di sorpresa molti operatori e i numeri sono veramente sorprendenti.
Molti si chiederanno come sia possibile che le commodities siano salite così tanto quando invece l’inflazione è aumentata solo di recente e in misura non così estrema.
La risposta a questa domanda va ricercata prima di tutto nel CPI, il Consumer Price Index, l’indice dei prezzi al consumo. Viene utilizzato da banche centrali e governi per monitorare l’aumento dei prezzi ed è uno dei metodi ufficiali utilizzati per misurare l’inflazione. Purtroppo, la composizione del paniere è un fattore soggettivo e le critiche in tal senso sono che non sia veramente rappresentativo della variazione di potere d’acquisto dei cittadini.
In secondo luogo, i movimenti delle commodities stanno all’inflazione un po’ come gli indici azionari stanno al dato sulla crescita economica. C’è sempre un elemento di anticipazione del mercato dato che il prezzo aumenta quando gli operatori pensano che in futuro ci saranno delle sorprese al rialzo.
Infine, quello che sta succedendo sulle meccaniche del mercato delle commodities è in un certo senso la tempesta perfetta, un insieme di fattori che hanno coinciso a livello temporale e sono culminati nel movimento di magnitudo rilevante che osserviamo ora.
Le commodities sono molto sensibili alle fasi del ciclo economico e all’andamento della crescita. Hanno attraversato un ciclo macroeconomico ribassista (iniziato nel 2008 e nel 2011) culminato con il crollo dei mercati di marzo 2020 in corrispondenza della pandemia.
In seguito, l’azione quantitativa delle banche centrali in reazione al blocco economico ha cambiato totalmente le aspettative sull’inflazione innescando una corsa al rialzo nei prezzi di materie prime e servizi. La corsa al rialzo è stata esacerbata dall’evento economico atipico costituito prima dal blocco totale e poi da un forte intervento di spinta. La FED ha aumentato nell’ultimo anno il proprio bilancio di 4 trilioni (4.000 miliardi) ossia 3 volte tanto quello che aveva fatto durante la crisi finanziaria del 2008.
L’economia è un sistema complesso e quando ci sono degli shock esogeni non è semplice capire tempi e modalità di reazione del sistema stesso e anche degli attori coinvolti, banche centrali in primis.
Siamo passati da un eccesso di fattori produttivi nella prima fase del 2020 ad un forte aumento della richiesta degli stessi nella seconda fase dell’anno. Il mondo dell’industria si è prodotto in una corsa all’accaparramento di tutto ciò che serve alla produzione nella paura di non riuscire a soddisfare la domanda crescente.
Un discorso a parte infine merita la più importante di tutte le commodities, il petrolio. Che è anche il principale contributore al dato sull’inflazione. In questo caso oltre agli eventi appena descritti si deve considerare il discorso legato ai temi ESG: sostenibilità e green economy.
Il mondo si sta lentamente rendendo conto che non è possibile transitare verso un modello “green”, rinunciando alle fonti di energia provenienti da combustibili fossili, senza subire un drastico calo della produttività. La densità energetica del petrolio è relativamente molto più alta di tutto ciò che è “green” e non sarà così facile rinunciarvi.
Al di là dei dati ufficiali non vi è alcun dubbio che vi sia inflazione nei prezzi degli asset. Sarà importante nel futuro prossimo monitorare la superfice del mercato, soprattutto delle commodities, per capire dove l’inflazione potrebbe manifestarsi nella prossima fase.
