Nell’ambito della nuova rubrica Filodiretto, dedicata alle domande dei lettori, Il Sole 24 Ore ha chiesto la nostra opinione in merito al quesito molto interessante e ricorrente di un lettore.

Di seguito la domanda, il nostro commento al giornale e l’articolo pubblicato sabato 11 novembre 2023. Cliccare sull’immagine dell’articolo per ingrandirla.

Vorrei investire una certa somma in un fondo che investe in azioni con buoni dividendi, ma ipotizzando che, in seguito all’aumento dei tassi andremo molto probabilmente verso un rallentamento dell’attività economica se non verso una vera e propria recessione, penserei di investire per ora in titoli di stato italiani a breve termine per poi entrare sull’azionario nel caso di ribassi borsistici.Secondo voi questa può essere una buona tattica o rischio solo di perdere tempo?

Il market timing, ossia il cercare di indovinare il momento più opportuno per entrare nel mercato, è sempre un esercizio complicato che spesso non dà i risultati sperati.

E’ molto difficile prevedere quello che succederà a livello macroeconomico ma è ancora più difficile prevedere come reagiranno i mercati finanziari a determinati eventi macroeconomici. Chi avrebbe pensato un anno fa che nonostante i dati macroeconomici negativi e l’inflazione persistente i listini azionari sarebbero stati positivi (S&P 500 +15,7% e Dax + 12,85% per fare degli esempi) nei 12 mesi successivi?

Detto questo se si pensa ad una futura discesa dei listini ha sicuramente senso “parcheggiare” la liquidità in strumenti monetari e i nostri strumenti preferiti in tal senso restano i BoT e i BpT con scadenze tra i 12 e i 24 mesi. Un approccio intermedio spesso si rivela efficace quando ci sono delle indecisioni sul momento opportuno di entrata. Si potrebbe ad esempio allocare un terzo alla componente azionaria e due terzi ad un btp a breve scadenza per procedere poi allo smbolizzo dei btp ed investimento nell’azionario:

  • o in presenza di ribassi;
  • o allo scadere di determinate finestre temporali (ad esempio un terzo dopo 6 mesi e un altro terzo dopo 12 mesi) nel caso in cui non ci siano ribassi.

Questo approccio permette di evitare di attendere ad oltranza il momento opportuno. Ovviamente i parametri temporali e di cifre coinvolte sono modulabili a seconda delle preferenze personali e dell’avversione al rischio.

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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