Gli investitori hanno due strategie di investimento principali che possono essere utilizzate per generare un ritorno sul loro portafoglio d’investimento:

  • gestione attiva del portafoglio;
  • gestione passiva del portafoglio.

La gestione attiva del portafoglio tenta di ottenere una performance migliore del “mercato” usando come proxy del mercato un benchmark specifico fissato a priori come l’indice Standard & Poor’s 500.

La gestione passiva del portafoglio replica le partecipazioni di investimento di un particolare indice al fine di ottenere risultati simili in termini di rendimento ma al minor costo possibile. In pratica si cerca di replicare la performance dell’indice, ad esempio Standard & Poor’s 500, nella maniera più efficiente possibile.

Come implicitamente suggerito dai nomi, la gestione attiva del portafoglio di solito comporta operazioni più frequenti rispetto alla gestione passiva.

Un investitore può avvalersi di un gestore di portafoglio per realizzare una delle due strategie, oppure può adottare entrambi gli approcci come investitore indipendente.

Quando la gestione è attiva

In questo caso, come anticipato, il gestore ha l’obiettivo di sovraperformare rispetto all’indice di riferimento. Come è possibile perseguire un tale risultato? Il gestore attivo tipicamente acquisterà titoli differenti rispetto a quelli contenuti nel benchmark scegliendo di esporsi a fattori differenti (aree geografiche, settori, tipo di capitalizzazione dei titoli, ecc) tramite l’asset allocation.  Ovviamente, tanto più il gestore si allontana dall’indice di benchmark , tanto più dovrà svolgere un lavoro di ricerca, analisi e selezione dei titoli da acquistare. In seguito dovrà monitorare costantemente il rendimento, applicando correttivi ove necessario.  

Questa strategia, mira a battere il mercato, e richiede che l’investitore si assuma una quota maggiore di rischio rispetto alle scelte di un gestore passivo. La performance (eventuale) è controbilanciata da un rischio maggiore a priori (certo).

Quando la gestione è passiva

La gestione passiva del portafoglio può essere definita come una gestione di fondi indicizzati ossia legati ad un indice. Ciò è dovuto al fatto che un portafoglio passivo è in genere progettato per replicare il più possibile i rendimenti di un particolare indice di mercato o benchmark. A tal fine il gestore acquisterà gli stessi titoli (o i più rappresentativi) mantenendo le quote di ciascun titolo rispetto al portafoglio investimento.

Lo scopo della gestione passiva del portafoglio è generare un rendimento che sia pari a quello dell’indice scelto al minor costo possibile. Non c’è quindi la possibilità di battere il mercato.

Una strategia passiva non richiede un team di gestione che prenda decisioni di investimento (come nel caso precedente) e può essere strutturata attraverso un ETF, ovvero uno strumento che punta a replicare la performance di un indice di mercato specifico.

Una breve notazione utile: i fondi indicizzati sono etichettati come “gestiti passivamente” piuttosto che “non gestiti” perché ciascun fondo ha un gestore di portafoglio incaricato di replicare l’indice. Poiché questa strategia di investimento non è pro-attiva, le commissioni di gestione valutate su portafogli o fondi passivi sono spesso molto inferiori rispetto alle strategie di gestione attiva.

Differenza tra gestione attiva e passiva

Alla base della gestione attiva ci devono essere gestori competenti e capaci di cogliere le opportunità che il mercato ha da offrire. Hanno il difficile compito di trovare titoli attualmente sottovalutati scommettendo sul loro futuro apprezzamento. Inutile dire che alla base di queste “scommesse” c’è una grande lavoro di analisi e valutazione (che si concretizza per l’investitore nei costi di commissione).

Al contrario la gestione passiva è senz’altro un approccio più semplice ed efficiente (per via dei minori costi di commissione). Ma può diventare una trappola in caso di un bear market, poiché non si colgono opportunità di mercato differenti.

Ciascuna delle due strategie ha vantaggi e svantaggi e può adattarsi ad investitori con un profilo di rischio differente. Una scelta consapevole tra gestione attiva e passiva non può prescindere dalla valutazione dei propri obiettivi finanziari di medio e lungo termine.

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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