Nel corso di un interessante approfondimento dedicato alla recente volatilità nei mercati, alle reazioni degli investitori e all’autodiagnosi di appropiatezza del portafoglio, Il Sole 24 Ore ha chiesto a noi e ad altri gestori delle opinioni sulla situazione.

Di seguito il nostro commento completo al giornale e l’articolo pubblicato sabato 17 agosto 2024. Cliccare sull’immagine dell’articolo per ingrandirla.

“Il primo punto da cui partire è sicuramente quello dei costi. Dobbiamo capire qualè il costo totale annuo del nostro portafoglio. Questo esercizio da qualche anno è reso molto più facile dalla normativa MIFID che prevede l’invio della rendicontazione costi e oneri ex-post entro aprile dell’anno seguente. In questo documento sono esplicitate le voci di costo e alla fine vi è l’indicatore riassuntivo dei costi ponderato per l’ammontare investito presso l’intermediario. Se il costo totale annuo è superiore all’1,2%-1,3% significa che abbiamo degli strumenti inefficienti e/o che la consulenza è troppo onerosa

Il secondo punto è relativo alla corretta asset allocation ossia le percentuali di azionario, obbligazionario, materie prime ed eventuali strumenti alternativi presenti in portafoglio. La corretta asset allocation deve rispondere agli obiettivi dell’investitore con riferimento all’orizzonte temporale che egli si è prefissato. Si tratta in pratica di stimare il livello appropriato di rischio – rendimento. Per farlo dobbiamo osservare le performance dei mercati (azionari ma non solo) durante vari periodi (rialzisti, ribassisti, in trading range) e osservare come si è mosso il nostro portafoglio. Se, ad esempio, abbiamo un obiettivo di battere l’inflazione nel lungo termine e osserviamo che non abbiamo guadagnato abbastanza nei periodi rialzisti e al contempo abbiamo perso molto meno di quanto saremmo stati disposti a tollerare nei periodi ribassisti probabilmente abbiamo un portafoglio troppo conservativo.

Ecco un esempio: supponiamo di avere un portafoglio 50% azionario e 50% obbligazionario. Questo tipo di portafoglio è arrivato a perdere il 4% circa all’apice del ritracciamento dei mercati del 2 agosto 2024. Se questo tipo di correzione già ci impensierisce allora molto probabilmente il portafoglio che abbiamo è troppo aggressivo. Viceversa se l’abbiamo tollerato senza problemi o abbiamo il portafoglio giusto o addirittura possiamo incrementare il rischio (e il rendimento). Un dato di riferimento per pensare nei giusti termini; i mercati azionario perdono il 10% ogni due anni e il 25% ogni sei storicamente. Per calcolare se il livello di rischio-rendimento è corretto per noi dobbiamo tradurre sul nostro portafoglio perdite di questa magnitudo. L’esercizio però si complica per effetto delle correlazioni, dato che a volte le obbligazioni difendono nei cali di mercato ma a volte no (come nel 2022).

Renato Viero per Il Sole 24 Ore

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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