Nel corso di un interessante approfondimento dedicato all’elezione di Donald Trump, al ritorno delle sue politiche protezionistiche e a come ciò potrebbe avere un impatto sull’inflazione Il Sole 24 Ore ha chiesto a noi e ad altri gestori delle opinioni sulla situazione.
Di seguito il nostro commento completo al giornale e l’articolo pubblicato sabato 16 novembre 2024. Cliccare sull’immagine dell’articolo per ingrandirla.
I Btp indicizzati all’inflazione tendono ad avere performance superiori ai titoli di stato ordinari quando l’inflazione realizzata supera le aspettative d’inflazione incorporate nel prezzo del titolo indicizzato all’inflazione al momento dell’acquisto. La partita si gioca dunque tra inflazione attesa (ex-ante) e inflazione realizzata (ex-post).
Dal mio punto di vista ad oggi il mercato sembrerebbe prezzare una riduzione dell’inflazione forse eccessiva considerati i dati macroeconomici attuali. Escluso quindi uno scenario recessivo, ad oggi poco probabile, l’inflazione potrebbe sorprendere al rialzo. Sia per effetto di eventuali politiche protezionistiche come i dazi di cui ha parlato Trump, sia per sua propria natura dato che i picchi di inflazione tendono a non essere mai degli episodi isolati a se stanti ma a manifestarsi in “cluster” un pò come le scosse di un terremoto.
Credo quindi che chiunque abbia in portafoglio Btp indicizzati all’inflazione faccia bene a tenerli anche in una logica di diversificazione e di protezione del portafoglio obbligazionario da un ritorno del fenomeno inflattivo. Fermo restando che la miglior asset class per proteggere il portafoglio dall’inflazione nel lungo periodo è l’azionario.