Il mese di novembre ha offerto indicazioni particolarmente rilevanti: contrariamente alla narrativa diffusa negli ultimi mesi, non ci troviamo di fronte a un rally guidato da pochi titoli né a una fase di euforia irrazionale, ma a un bull market ampio, solido e caratterizzato da una partecipazione elevata.

Parallelamente, il quadro macroeconomico resta moderato ma stabile, mentre emergono alcuni punti critici, in particolare liquidità e mercato del credito , che richiederanno attenzione in vista del 2026.
Ecco la nostra analisi.

Contesto macroeconomico: crescita moderata, ma lontana da scenari recessivi

I dati macroeconomici di novembre mostrano un’economia che rallenta rispetto alle attese più ottimistiche, ma non al punto da generare allarme.

  • Crescita USA: sotto il 3%, ma ancora positiva.
  • Crescita Cina: sotto il 5%, anch’essa inferiore alle attese ma su livelli coerenti con un’economia stabile.
  • Mercato del lavoro: in fase “low hire, low fire”, cioè poche nuove assunzioni ma anche pochi licenziamenti; un quadro compatibile con un’economia vicina alla piena occupazione.
  • Inflazione: nessuna sorpresa significativa; anzi, la comunicazione della Federal Reserve ha riaperto la possibilità di un taglio dei tassi entro fine anno.

Il quadro complessivo porta a una conclusione chiara: non vi sono motivi macro per rimanere fuori dai mercati.
In questa fase, storicamente, restare investiti e ben diversificati è una condizione necessaria per catturare i rendimenti che il mercato può offrire in modo ciclico e non lineare.

Un bull market ampio, non un rally stretto

Molti commentatori continuano a sostenere che siano pochi titoli, soprattutto i grandi nomi della tecnologia, a trainare il mercato.
L’analisi dei dati dice il contrario:

  • La partecipazione supera il 60% sull’NYSE.
  • Diversi indici globali hanno segnato nuovi massimi.
  • La rotazione tra settori e aree geografiche è ampia e progressiva.

Questo significa che non siamo in un mercato fragile o sostenuto da una ristretta élite di titoli, ma in una fase in cui la maggior parte dei comparti contribuisce in modo coordinato al movimento rialzista.

Dal punto di vista statistico, inoltre, i bull market che superano i due anni hanno una forte probabilità di estendersi fino almeno al quinto anno, e novembre ha segnato il terzo anniversario dell’attuale ciclo.

Valutazioni: meno “tirate” di quanto molti sostengono

Anche il tema delle valutazioni richiede una lettura più accurata.
Osservare i multipli di mercato senza considerarli nel contesto degli utili porta spesso a conclusioni fuorvianti.

Una volta normalizzati per la crescita degli utili, i livelli attuali non risultano eccessivi e non suggeriscono un’imminente inversione del trend.
Non si tratta di strumenti di market timing, ma di indicatori di scenario: e oggi lo scenario prevalente rimane quello di una continuazione del trend rialzista.

I punti critici: liquidità e credito

Nonostante il quadro complessivamente positivo, due elementi dovranno essere monitorati con attenzione nei prossimi mesi.

a) Liquidità

La liquidità sta subendo un processo di dispersione: gli investitori cercano rendimento in più aree del mercato, generando una competizione tra asset e una minore forza relativa di breve termine.
Non è un segnale di inversione, ma un indicatore di sensibilità.

b) Mercato del credito

Alcuni primi segnali — ancora marginali — mostrano scricchiolii nel comparto corporate.
Nulla di preoccupante oggi, ma un’area da osservare attentamente nel 2026, quando il costo del capitale e la qualità del credito potrebbero tornare al centro del dibattito.

Commodity e criptovalute: due storie opposte

a) Metalli preziosi in forte trend

Contrariamente alle previsioni ribassiste che circolavano, l’oro ha ripreso slancio e ha superato i 2.450 dollari l’oncia, accompagnato da movimenti coerenti su argento, platino e palladio.
Il trend rimane solido e sostenuto da dati tecnici.

b) Bitcoin: drawdown del 36%

Bitcoin ha segnato un massimo a ottobre e un minimo a novembre, entrando in un drawdown del 36%.
Potrebbe essere l’inizio di un bear market, anche se non vi sono ancora conferme definitive.

È cruciale ricordare una distinzione fondamentale nella gestione delle criptovalute:
i massimi sono eventi, i minimi sono processi.
Capire quando il processo di minimo si sta formando sarà determinante per valutare future opportunità di accumulo.

Conclusione: una fase che richiede partecipazione e disciplina

Novembre conferma un quadro di mercato rialzista, ampio e tecnicamente solido, ma con sensibilità crescenti legate a liquidità e credito.
In questo contesto, la tentazione di restare “alla finestra” può essere più dannosa che utile.

🎥 Guarda la Market View di dicembre per l’analisi completa:

Se preferisci ascoltare la Market View puoi trovare il podcast qui:

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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