Asset allocation strategica

Diversificare è una delle regole fondamentali negli investimenti finanziari.

Chi gestisce un’impresa lo sa bene: puntare tutto su un unico cliente o su un solo prodotto può essere molto rischioso. Se cambia la domanda o entra un nuovo concorrente, il fatturato può risentirne pesantemente. Lo stesso principio vale per gli investimenti: concentrare il capitale su un’unica area, settore o tipologia di strumento significa esporsi a rischi inutili.

È qui che entra in gioco l’asset allocation: l’allocazione del patrimonio che distribuisce il capitale tra diverse classi di investimento — azioni, obbligazioni, liquidità, materie prime, strumenti alternativi — con l’obiettivo di ottimizzare il rapporto rischio/rendimento nel lungo periodo.

Abbiamo già analizzato le principali tipologie di asset allocation; in questo approfondimento ci soffermiamo sull’asset allocation strategica.

Che cos’è l’asset allocation strategica

La costruzione di un’asset allocation, qualsiasi essa sia, parte sempre dal definire il livello di rischio che l’investitore è disposto a sostenere, in funzione dei suoi obiettivi e del suo orizzonte temporale.
Solo dopo aver stabilito questo punto si determina la ripartizione del capitale tra le principali classi di attivo — azioni, obbligazioni, liquidità, strumenti alternativi — con l’obiettivo di bilanciare rendimento potenziale e stabilità nel tempo.

L’asset allocation strategica è un approccio di lungo periodo che, nella versione più pura, si declina nel buy and hold, compra e detieni. Un classico portafoglio potrebbe essere il famoso 60/40: 60% di azionario e 40% di obbligazionario.

La gestione, tuttavia, non è statica: nel tempo i mercati si muovono e i pesi delle diverse componenti cambiano. Per questo si effettuano interventi di ribilanciamento, acquistando gli asset scesi di valore e riducendo quelli cresciuti, così da riportare il portafoglio alla struttura di partenza. Ad esempio, se partiamo con l’azionario al 60% e l’obbligazionario al 40% e dopo qualche mese l’azionario è sceso al 55% e l’obbligazionario è salito al 45%, compreremo qualche quota del primo e venderemo qualche quota del secondo per riportarci al mix di equilibrio fissato. 

Il ribilanciamento può seguire regole diverse: può essere periodico e a intervalli regolari (annuale, trimestrale, ecc.) oppure può scattare quando un asset si discosta di una certa soglia (es. 5%, 10%, ecc.) dal peso target iniziale. In ogni caso, l’obiettivo rimane lo stesso: mantenere nel tempo il giusto equilibrio tra rischio e rendimento, avvalendosi di una diversificazione strategica coerente con il profilo dell’investitore.

Diversificazione strategica e correlazione

Che cos’è la diversificazione e come si costruisce un portafoglio diversificato in questo senso? Il principio base è quello, di buon senso, di non mettere tutte le uova nello stesso paniere o di non scommettere tutto su una singola squadra. 

Negli investimenti finanziari, questo si traduce in alcuni principi chiave, riconducibili al concetto di diversificazione strategica:

  • Combinare diverse asset class (es. azionario e obbligazionario)
  • Combinare diversi segmenti all’interno di una singola asset class (es. obbligazionario governativo e obbligazionario corporate) 
  • Combinare diverse aree geografiche (es. Europa e Usa)

Quando parliamo di diversificazione, non intendiamo semplicemente “avere strumenti diversi”, ma combinare asset che non si muovono tutti nella stessa direzione.

Grafico che illustra tre tipi di correlazione tra asset: positiva, negativa e bassa o nulla, e il loro effetto sulla diversificazione del portafoglio.

Abbiamo realizzato un video sulla correlazione tra strumenti finanziari, utile per comprendere l’importanza della diversificazione.

È importante sottolineare che l’indice di correlazione tra due asset, tuttavia, non è scolpito nella pietra ma può cambiare, anche drasticamente, a seconda delle contingenze storico-economiche. 

Un caso interessante, in questi anni, è quello della correlazione tra azioni e obbligazioni

Abbiamo analizzato nel dettaglio l’evoluzione della relazione tra azioni e obbligazioni in un precedente articolo, evidenziando come non sia più così scontata: i due mercati, invece di bilanciarsi, tendono ora a muoversi spesso nella stessa direzione. Le ragioni di questa inversione sono da ricercarsi nel processo di deglobalizzazione iniziato da qualche anno che ha portato a un regime di inflazione più alta rispetto al passato. In un contesto del genere, le banche centrali alzano i tassi di interesse e questo ha effetti negativi su entrambe le asset class.

La “cornice stabile” del portafoglio di lungo periodo

L’asset allocation strategica parte dal presupposto che i mercati finanziari siano, in buona parte, efficienti: i prezzi riflettono rapidamente le informazioni disponibili, rendendo difficile generare valore attraverso lo stock picking (la selezione di singoli titoli) o il market timing (il tentativo di anticipare i movimenti del mercato).

Se sovraperformare un indice, o “battere il mercato”, è sostanzialmente impossibile, quello che si può fare, secondo questo approccio, è definire l’asset allocation ottimale per gli obiettivi e l’orizzonte temporale di chi investe.

Che si condivida o meno la tesi dell’efficienza del mercato nella sua radicalità, si può convenire che alcuni mercati siano largamente efficienti e che posizionandosi nel modo corretto in questi mercati si può costruire la “cornice stabile” del portafoglio, quella che in gergo si chiama il portafoglio core e che costituisce il principale driver dei rendimenti e del rischio complessivi.

Questo nucleo, oltre a minimizzare la volatilità, permette alla capitalizzazione composta di produrre i suoi effetti nel tempo, riducendo gli eventi fiscali e i costi operativi generati dalle compravendite.

Un esempio noto di costruzione “core” è il portafoglio All Weather di Ray Dalio, progettato per mantenere un equilibrio stabile tra le diverse asset class in qualsiasi fase di mercato. Allo stesso modo, prodotti come la gamma Vanguard Life Strategy rappresentano soluzioni bilanciate e preconfezionate, pensate per offrire una diversificazione di base con costi contenuti.

Perché il fai-da-te non funziona nell’asset allocation strategica

Costruire bene la parte core del portafoglio, tuttavia, richiede una competenza che solo un consulente esperto può offrire. Una volta individuati gli elementi soggettivi (profilo di rischio, obiettivo, orizzonte temporale) ci sono almeno due decisioni fondamentali da prendere anche in un portafoglio costruito con la logica dell’asset allocation strategica: 

  1. Per prima cosa, è importante capire quali correlazioni, positive o negative, sono valide nel contesto di riferimento che corrisponde all’orizzonte temporale del cliente.
  2. Inoltre, è importante individuare gli asset che possono avere un ruolo strategico nell’orizzonte temporale e geografico di riferimento, inserendoli ed eventualmente sovrappesandoli nel portafoglio.

In riferimento al primo punto, abbiamo menzionato sopra la questione della correlazione tra azioni e obbligazioni. Se cambia il paradigma di riferimento, cambia anche la correlazione. Non rendersene conto può costare caro nella performance del portafoglio di lungo periodo.

Facciamo un esempio anche in riferimento al secondo aspetto. Dal 2023 l’oro è nei nostri portafogli e in percentuali rilevanti. Questa è stata una scelta strategica importante che ci ha permesso di sovraperformare chi ha invece escluso l’oro dalla propria asset allocation.

Perché preferiamo l’asset allocation dinamica a quella strategica

L’asset allocation strategica rappresenta un punto di partenza solido: definisce la struttura di lungo periodo e riduce l’influenza dell’emotività nelle decisioni d’investimento. Tuttavia, i mercati non si muovono in modo lineare né prevedibile, e i cambiamenti di scenario — economici, geopolitici, monetari — possono modificare profondamente il rapporto rischio/rendimento delle diverse asset class. A questi cambiamenti esterni si possono aggiungere modifiche sostanziali personali: della situazione lavorativa e di risparmio, dello stile di vita, etc.

Per questo, in RV Capital Partners preferiamo un approccio di asset allocation dinamica, che mantiene la disciplina strategica ma introduce la flessibilità necessaria per adattarsi ai contesti in evoluzione.
Monitoriamo costantemente i segnali macroeconomici e di mercato, intervenendo in modo razionale e misurato per proteggere il capitale e cogliere le opportunità quando si presentano.

Approfondiremo gli altri due tipi di asset allocation, tattica e dinamica, nei prossimi articoli.



FAQ – Domande frequenti sull’asset allocation strategica

Che cos’è l’asset allocation strategica?

È una strategia di investimento che distribuisce il capitale da investire tra diverse asset class con lo scopo di costruire un portafoglio di lungo periodo che rispetti il principio della diversificazione strategica.

Che cos’è il portafoglio all-weather?

È un portafoglio creato da Ray Dalio e pensato come portafoglio che funziona in tutti i contesti macroeconomici. Vedi nel dettaglio un esempio di portafoglio all-weather di Ray Dalio.

Che differenza c’è tra l’asset allocation strategica e l’approccio buy and hold?

Il buy and hold è un caso limite dell’asset allocation strategica, che non contempla o riduce al minimo i ribilanciamenti.

Quando si ribilancia il portafoglio in un’asset allocation strategica?

Non c’è una regola fissa, ma esistono due approcci principali: il ribilanciamento periodico (es. semestrale, annuale, ecc.) oppure il ribilanciamento “threshold based”, che scatta quando l’asset si discosta da una certa soglia (es. l’azionario supera il 50%).

Che cos’è il “portafoglio core”? 

Con “portafoglio core” si intende generalmente la parte più solida e stabile del portafoglio, che viene costruita con l’asset allocation strategica. Alla parte core si affianca la parte “satellite” dedicata a strategie più attive o tattiche.