Questa è la domanda che spesso un nuovo cliente ci rivolge quando arriva da noi con un portafoglio che presenta perdite più o meno gravi.

Ci siamo lasciati nell’articolo precedente con il nostro modus operandi: per noi la cosa più importante è salvaguardare il capitale e farlo crescere. Ora, non è possibile far crescere il capitale se si fallisce nel primo obiettivo: la salvaguardia.

Per rispondere alla domanda del titolo e, ricollegandoci alla nostra regola aurea, citiamo il più famoso degli investitori di lungo periodo.

“Rule No. 1: Never lose money. Rule No. 2: Never forget rule No. 1.”

Warren Buffet

Che sia deleterio per la gestione del capitale perdere denaro non è un mistero ma per capire veramente il significato di queste logiche dobbiamo parlare della matematica delle perdite.

Investire è un esercizio probabilistico. Limitare le perdite cambia il range delle probabilità in modo che ci sia asimmetria tra rischio e rendimento. In sostanza si escludono dal mazzo le carte peggiori in modo da aver più probabilità di vincere la partita.

Una perdita del 10% richiede un guadagno dell’11% per riportarci alla pari. Una perdita del 30% richiede un guadagno del 43%. E ora la parte più dura da digerire:

Una perdita in conto capitale del 50% richiede un guadagno del 100% per ritornare al punto di partenza.

Nel grafico sottostante è possibile visualizzare il guadagno necessario a recuperare le rispettive perdite.

Grafico comparativo dei guadagni necessari a recuperare le rispettive perdite

Si noti che per recuperare perdite sostanziali sono necessari guadagni esponenziali ed allo stesso modo bastano perdite relativamente contenute per cancellare anni e anni di performance positive. È il motivo per cui il nostro primo lavoro è quello di essere dei risk manager, di gestire i rischi e limitare i drawdown. Evitare le perdite in portafoglio a qualsiasi costo, perché la matematica delle perdite non perdona.

C’è poi l’aspetto psicologico da considerare.

La volontà di recuperare le perdite in portafoglio può portare gli individui ad avere comportamenti altamente speculativi con la speranza di riprendersi nel più breve tempo possibile, cosa che molto spesso non fa che ampliare il danno.

Investimenti che hanno subito perdite in conto capitale devastanti hanno poche probabilità di ritornare ai livelli di partenza.

Per recuperare una perdita del 75% è necessario un rendimento del 300%. La prossima volta che ci capita dimentichiamo per un attimo di aver subito una perdita e analizziamo la situazione con occhi nuovi come se la cosa non ci riguardasse da vicino. 

Quali sono le probabilità che un investimento che ha perso il 75% salga del 300%?

Recuperare le perdite salvaguardando il capitale richiede tempo: la risorsa più preziosa nella gestione del patrimonio.

Recuperare una perdita del 10% con un rendimento annuo del 4% richiede 2 anni e 9 mesi.

È per questo motivo che una gestione efficace del patrimonio deve essere rivolta prima di tutto a limitare le perdite, e non è possibile farlo inseguendo i mercati con la logica descritta in questo articolo. Quella che “tanto nel lungo periodo il mercato sale”.  

Una gestione patrimoniale attiva è in grado di evitare gli eventi estremi di perdita, i drawdown, quelli che richiederebbero anni per essere recuperati. Il gestore capace è in grado di ruotare l’asset allocation del portafoglio in maniera tattica posizionandosi sulle opportunità migliori e soprattutto evitando pericolose bolle o investimenti poco performanti.

Come capire se il nostro gestore è in grado di evitare le perdite?

Quando non si è esperti del settore può essere difficile distinguere un bravo gestore da uno meno bravo. Vi sono però alcuni punti di attenzione che possono aiutare e guidare nella scelta:

  1. Il metodo. Un buon punto di partenza è capire se segue un metodo, un processo o se “naviga a vista” magari riprendendo i temi caldi del momento e assecondando quello che un cliente gli dice in maniera poco critica.
  2. La sua storia nella gestione di portafoglio. Un altro buon metodo è investigare il suo passato e presente nella gestione di portafoglio. È un semplice venditore di prodotti finanziari o ha gestito denaro in maniera professionale? Il suo portafoglio personale riprende le linee guida di quello che propone ai suoi clienti? Ha quello che Nassim Taleb chiama  “Skin in the game”? Chi non gestisce il proprio portafoglio non ha nessuna credibilità nel gestire ricchezza altrui, semplicemente perché non capisce l’impatto psicologico delle scelte di investimento.
  3. Il tempo. Ed infine, quanto tempo dedica il nostro gestore ai mercati? Bisogna essere totalmente immersi nel mondo finanziario, non si può essere parzialmente coinvolti. Il buon gestore di portafoglio è colui che passa la maggior parte del suo tempo ad analizzare e sorvegliare i mercati, del resto se passa più tempo a intrattenere la sua rete di contatti o a fare prospezione di nuovi clienti, come fa a monitorare il mercato?

Fate attenzione. La matematica delle perdite non ha nessuna pietà.

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RENATO VIERO, CFA

Fondatore e Direttore Investimenti

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