Dopo due anni dall’inizio della guerra in Ucraina e dall’ondata inflattiva più importante degli ultimi 40 anni eccoci qui. Il mercato azionario ha fatto segnare nuovi massimi.
Tutti i maggiori indici azionari hanno battuto i massimi fatti segnare a fine 2021.
Grandi assenti all’appello la Cina, -54% dal massimo di Febbraio 2021, e l’Italia, -30% dal massimo di Aprile 2007, nonostante l’ottima performance del nostro paese nel 2023.
Ma quella che sembra una notizia da prima pagina, “il mercato raggiunge nuovi massimi”, in realtà è una notizia più frequente di quanto si pensi.

Secondo Bloomberg dal 1915 ad oggi l’S&P 500 ha fatto segnare ben 1200 nuovi massimi.
Cerchiamo di capire dunque:
• Che significato hanno i nuovi massimi?
• Il mercato azionario continuerà a salire?
• Cosa dovrebbero fare gli investitori ora?
Nuovi massimi, vecchie paure
Con il mercato che fa segnare nuovi massimi molti si chiedono… e ora cosa succederà?
È normale aver la sensazione quando il mercato fa segnare nuovi massimi che si avvicini un picco e che la probabilità di un ribasso importante sia dietro l’angolo.
Tuttavia, come nostra consuetudine, diamo uno sguardo alla storia. Storicamente parlando un nuovo massimo è seguito da un altro massimo più alto. Prendiamo l’indice S&P 500.
Quali sono i rendimenti medi, statisticamente parlando, successivi ad un nuovo massimo?
+ 13,7% nei dodici mesi successivi;
+ 10,6% all’anno nei 3 anni successivi;
+ 10,2% all’anno nei 5 anni successivi.
Se confrontiamo questi rendimenti con il rendimento medio di lungo periodo dell’azionario, pari a circa il 7%, ci rendiamo conto di quanto positiva sia per il mercato la notizia di un nuovo massimo.
Ma continuiamo con le buone notizie.
In passato, dopo aver raggiunto un nuovo massimo il mercato azionario ha avuto una performance positiva nei dodici mesi successivi nell’81% dei casi. E dopo 5 anni dal nuovo massimo la performance è stata positiva nell’86% dei casi.
Ciò nonostante, gli “esperti” indicheranno, a posteriori, sempre un nuovo massimo come la causa di un crollo. Si tratta di una logica fallace. Che inverte causa ed effetto. Prima o poi infatti una discesa ci sarà, è nella natura dei mercati; ed è normale che questa discesa parta da un massimo che a posteriori verrà indicato come un picco.
Ma non dobbiamo farci ingannare: la maggior parte delle volte un nuovo massimo dei mercati è seguito da un altro massimo ancora più in alto. Dopotutto come ricordavamo prima il rendimento medio di lungo periodo dell’azionario è del 7%. Il trend sottostante di lungo periodo è dunque positivo, è normale che ci siano nuovi massimi. Sulle ragioni della tendenza positiva dell’azionario nel lungo periodo la miglior spiegazione non è quella di un economista ma di un fisico teorico, Geoffrey West, che ne parla nel suo libro “Scale”. Ne abbiamo parlato a lungo in quest’intervista con Andrea Bugin.
Dal momento che non sappiamo quando arriverà la correzione dei mercati, sappiamo solo che prima o poi ci sarà com’è nella natura dei mercati, dobbiamo avere un piano relativamente alle cose che possiamo controllare. Una di queste è la pazienza, l’altra è l’analisi oggettiva dei dati.
Sull’analisi oggettiva dei dati abbiamo citato le statistiche precedenti e ricordiamo anche che abbiamo appena avuto due crisi in successione, il Covid e il 2022, quanto è probabile che ne avremo un’altra nel breve termine? La storia ci dice che è poco probabile.
Come fare un piano finanziario
Dicevamo della pazienza. Uno degli obiettivi principali della pianificazione finanziaria è quello di creare l’ambiente per una migliore presa di decisioni di quanto si faccia senza la pianificazione.

In altre parole, dobbiamo creare le condizioni che rendano l’aver pazienza la scelta di default in tempi di stress. Non dobbiamo aver fretta di vendere o essere obbligati a farlo.
Il modo migliore per gestire il patrimonio attraverso la pianificazione è quindi quello di segregare gli asset dal punto di vista temporale, separando ciò che è necessario nel breve termine, 2-5 anni, da ciò che invece può essere investito nel lungo termine. Questo ha l’effetto di esonerarci dagli effetti di una discesa dei mercati.
In sostanza dovremmo detenere:
• Asset a breve scadenza, solitamente conservativi, per far fronte alle esigenze di breve periodo;
• Asset a lunga scadenza, orientati alla crescita come le azioni, per far fronte agli obiettivi di lungo periodo.
Un esempio: se sappiamo che ci serviranno 50.000 euro fra tre anni per cambiare l’auto o rimborsare un prestito possiamo “separarli” al momento delle scelte di asset allocation dal patrimonio totale ed investirli con un orizzonte temporale di 3 anni.
Conclusioni
Implementare bene un piano finanziario significa allineare le nostre attese di performance dei mercati con la realtà storica ed attuale del mercato per porci nelle condizioni di esercitare la pazienza e sfruttare la volatilità quando si manifesta. Allineare le attese al comportamento dei mercati dovrebbe permetterci di prendere decisioni migliori.
Nonostante questo approccio di segregazione degli asset possa portarci a non sfruttare appieno i rialzi dei mercati, data la parte investita nel breve, i benefici nel lungo periodo sono di gran lunga superiori ai rischi.
Avere un metodo, guardare alla storia e affidarsi all’esperienza di chi segue i mercati tutti i giorni è l’unico modo sensato per navigare i mercati ed evitare i sensazionalismi ed i titoli che gridano al crollo.
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