Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un interesse crescente per questi strumenti finanziari che possono essere utilizzati nell’ambito di una strategia di hedging.
Hedging, o copertura, significa utilizzare delle strategie per limitare le perdite o compensare delle esposizioni non desiderate e non smobilizzabili; come, ad esempio, nel caso di stock options (una forma di remunerazione dei manager attraverso il pagamento in azioni dalla società per cui lavorano) che, accumulandosi, possono diventare delle posizioni rilevanti rispetto al patrimonio totale.
I certificati in Italia godono di grande popolarità anche per un altro motivo: sono tra i pochi strumenti che possono essere utilizzati per compensare delle minusvalenze a livello fiscale.
Cosa sono i certificates
I certificates sono strumenti finanziari derivati, il loro valore deriva da altre attività finanziarie come le azioni o le materi prime. I certificates consentono di investire su molti mercati e sono dei prodotti che possono essere strutturati combinando strategie diverse, dalle più semplici alle più complesse. A seconda delle tipologie di certifcates possono esserci alcune analogie con gli ETF, pertanto appare opportuno notare le differenze tra i due strumenti.
Quali sono le differenze con gli ETF?
Gli Exchange Traded Fund (ETF) sono dei fondi di investimento quotati che comprano un gran numero di azioni o di obbligazioni replicando degli indici di riferimento; i certificati sono negoziabili in borsa come gli ETF ma possono derivare il loro valore da un’azione singola, da un paniere di azioni, indici azionari, materie prime, valute ma anche da ETF o Fondi comuni aperti. Gli ETF non sono strumenti derivati (ma in alcuni casi possono avere dei derivati, ad esempio i futures, al loro interno) mentre i certificati lo sono. Se un certificato offre esposizione ad un indice, come nel caso di un ETF, senza leva o protezione del capitale la performance in questo caso sarà molto simile a quella dell’ETF ma i costi solitamente sono maggiori.
Quali sono le tipologie di investment certificates?
- Certificati a capitale protetto, offrono la protezione parziale o totale del capitale investito e permettono di partecipare in misura variabile ai rialzi del sottostante. Una combinazione comune ad esempio è quella di protezione parziale del capitale investito (80%) a fronte di una minor performance in caso di rialzo del sottostante. Sono adatti ad investitore con una propensione medio-bassa al rischio.
- Certificati a capitale condizionatamente coperto, garantiscono un rendimento minimo a scadenza chiamato bonus. In questo caso se il sottostante subisce dei ribassi è possibile che sia previsto comunque il mantenimento di un rendimento minimo, solitamente è prevista tale opzione fino al raggiungimento di una barriera del sottostante (es. -10% rispetto al prezzo iniziale); se viene oltrepassata il certificato si trasforma nel sottostante e non offre più rendimento minimo. La barriera può essere continua (basta che la barriera venga oltrepassata una sola volta) o a scadenza (l’evento si verifica solo a scadenza se la barriera è stata oltrepassata). Sono certificati con un rendimento minimo a scadenza che consentono di partecipare ai rialzi del sottostante in misura variabile.
- Certificati a capitale non protetto, offrono la possibilità di replicare il sottostante senza utilizzare l’effetto leva (che magnifica guadagni e perdite). In questo caso il livello di rischio è quello del sottostante prescelto. Sono strumenti passivi e si avvicinano molto alla logica degli ETF ma i costi sono generalmente più alti.
- Leverage certificates, implicano l’utilizzo della leva finanziaria che magnifica guadagni e perdite e offrono quindi un’esposizione più che proporzionale ai movimenti del sottostante. Sono i più rischiosi tra le varie tipologie di certificati e sono da considerarsi più adatti al trading che all’investimento, il loro periodo di riferimento è tipicamente breve.
I certificates offrono ampia flessibilità e sono adattabili ad investitori con diversi gradi di rischio. Grazie alle svariate combinazioni di opzioni presenti al loro interno possono essere strutturati in un grande numero di strategie.
Ma bisogna fare attenzione.
Essendo strumenti strutturati e complessi, i certificates non sono adatti a chi non ne conosce approfonditamente il funzionamento e le meccaniche. Per questo motivo è necessaria l’assistenza di un consulente in grado di padroneggiare le opzioni e le dinamiche di strutturazione di un prodotto. Va notato inoltre che la componente opzionale di qualsiasi strumento ha un prezzo, quindi un certificato (come uno strutturato o un’opzione call) ha un premio che va pagato per assolvere la funzione che si prepone. Se ad esempio vi è una protezione parziale del capitale, tipicamente bisognerà rinunciare ad una parte dei rialzi nel sottostante.
Le principali finalità dei certificati sono le seguenti:
- Copertura di portafoglio. È possibile utilizzare un certificato per ottenere una posizione contraria a quella già detenuta in modo da neutralizzare un’esposizione non desiderata.
- Diversificazione in termini di asset allocation. Se non si ha la possibilità di effettuare un investimento in una determinata asset class, il certificato può rappresentare un buon modo per avere un’esposizione.
- Generare flussi cedolari periodici (anche in condizioni di mercato sfavorevoli). Vi sono alcuni certificati che sono appositamente studiati con l’obiettivo di generare alti flussi cedolari grazie ad una combinazione di strategie in opzioni presenti al loro interno.
- Obiettivi fiscali per compensazione di minusvalenze. Questo è il motivo principale che porta all’acquisto dei certificati e ne giustifica la popolarità nel nostro paese. Grazie ad un’anomalia normativa tutta italiana, infatti, le minuslvalenze in azioni, ETF e fondi sono considerate redditi diversi ma non le plusvalenze in ETF e fondi (che sono considerati redditi da capitale). Per compensare queste minusvalenze è quindi necessario generare redditi diversi, ossia plusvalenze in azioni, obbligazioni o certificati appunto.
Dove comprare i certificates?
I certificates sono acquistabili sul mercato secondario (SeDex) di Borsa Italiana dedicato a certificati e covered warrant, visto che il mercato primario (le banche) è sensibilmente più caro per via delle commissioni applicate. Per questo motivo è generalmente consigliabile evitare l’acquisto di certificates in fase di collocamento.
Rischi dei certificates
Quando si utilizzano questi strumenti è opportuno avere anche un quadro complessivo dei rischi a cui ci si espone.
- Rischio di mercato – Come per tutte le tipologie di investimento anche per i certificati vi è una componente di rischio di mercato (rischio di performance negative) variabile e dipendente da vari fattori tra cui: andamento del sottostante di riferimento, volatilità del sottostante e tempo a scadenza.
- Rischio relativo all’emittente (rischio di credito) – Essendo uno strumento derivato emesso da un intermediario finanziario è presente la componente di rischio dovuta alla solvibilità dell’emittente, ossia alla sua capacità di far fronte agli impegni finanziari. La dinamica è la stessa di quanto avviene nei titoli obbligazionari o nelle opzioni e in un mercato nella norma è una componente trascurabile.
- Liquidità – Nel certificato va verificata la liquidità, ossia la velocita/disponibilità di negoziazione e la differenza tra prezzi di vendita e di acquisto. Va ricordato tuttavia che sul mercato quotato italiano (SeDex) è richiesta la presenza di uno specialista che si obblighi a degli standard minimi di quotazione in termini di prezzi di acquisto e vendita, continuità degli scambi e quantità minime.
A chi si rivolgono gli investment certificates
I certificates sono strumenti complessi vanno utilizzati con una certa cautela e conoscenza. La modalità di utilizzo fa la differenza tra un investimento consapevole e uno che non lo è. Come succede per gli altri derivati bisogna aver ben presente la differenza tra copertura e speculazione e le dinamiche di funzionamento specifiche del mercato. I costi sono una componente importante nel caso dei certificati e vanno valutati caso per caso, in relazione anche alle performance potenziali rispetto a quelle del sottostante (il cosiddetto payoff del certificate).
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